Per far sentire la propria voce?

Se lo chiede Marco Meloni, che mi scrive una lettera bella e condivisibile:

La premessa è d’obbligo: credo fermamente che le modalità delle proteste siamo importanti tanto quanto le piattaforme. Anzi: alcune volte pure di più. Però stasera sono molto indignato con i media italiani. Faccio rappresentanza universitaria e manifestazioni da anni, ho attraversato con impegno quotidiano le proteste del 2008 e del 2010, due tra i movimenti studenteschi più forti e partecipati degli ultimi 40 anni. Insieme al mio gruppo ci siamo impegnati poi, anche nei periodi di non movimento, a prenderci cura della nostra università e rappresentare la nostra generazione, così abbandonata a se stessa, con un presente bloccato e un futuro in ostaggio. E ancora una volta mercoledì, la soddisfazione per una mobilitazione così partecipata e significativa di tanti miei coetanei di scuole e università è stata sopraffatta dagli scontri e dal loro risalto mediatico nelle televisioni, radio e giornali che ha sminuito e spesso omesso completamente gli sforzi dei tanti ragazzi scesi in piazza pacificamente e le tematiche da loro sollevate e denunciate.

Ci siamo rimboccati la maniche e in soli 3 giorni siamo riusciti a mettere in campo una nuova mobilitazione studentesca, con un appello internazionale che coinvolgeva tutte le associazioni studentesche Europee, che generalizzava i problema ma stringeva sulle soluzioni. Un appello che urlava “Siamo il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”, che parlava all’Europa, alla politica, all’antipolitica, ai violenti, a chi spera ancora in un cambiamento, vero. Ieri più di 120mila studenti sono scesi in piazza pacificamente, cortei in tutta Italia, decine di notti bianche dell’istruzione pubblica da Trento a Catania, tra le quali quella da noi organizzata con successo nella città di Cagliari, flash-mob, assemblee, occupazioni: tutto senza uno scontro, tutto solo con quell’energia positiva di mercoledì ma tutto clamorosamente nell’ombra di politica e media. Nessun riflettore acceso, si parla ancora delle dichiarazioni della Cancellieri e degli scontri di mercoledì.

Ora mi chiedo: cosa devono fare gli studenti italiani per far sentire la propria voce? Chi può dare loro l’attenzione che meritano per far sapere quale cambiamento voglio vedere nel nostro Paese, in un’Europa, che non sentiamo più nostra, e nel mondo? Non lo so. So che oggi era la giornata internazionale dello studente, che l’Italia è stato il Paese con più manifestazioni di tutta Europa, e che i giornali parlano di tutto tranne che di quello per cui noi ci mobilitiamo, in modo pacifico, dal 2008. Spero che un giorno si accenda un riflettore e si dia un microfono, per far parlare un’intera generazione che si sta abituando solo a gridare nei megafoni.

Marco Meloni, Rappresentanti degli Studenti Università di Cagliari

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