Leggo pensosi editoriali, commenti allarmati, appelli tra l’angosciato e il disilluso: ma chi ha ‘perso’ le primarie per il premier, come faremo a coinvolgerlo, d’ora in poi? Come si possono avvicinare quelli che si sentono meno rappresentati di altri dal vincitore e dalla sua proposta politica?
A me sembra ovvio. Ad esempio, facendoli partecipare alla scelta dei parlamentari, e mi dispiace ripetermi, ma le primarie per i parlamentari moltiplicherebbero per mille (esattamente per mille) l’effetto-primarie. Perché articolerebbero sul famoso territorio il tema della rappresentanza, consentirebbero di accorciare le distanze (tra i cittadini e i politici, ma anche tra un politico e l’altro), ridarebbero un po’ di senso alla parola fiducia di cui si è spesso abusato (letteralmente).
Anche perché sarebbe un po’ dura spiegare ora che i parlamentari si dividono tra i capicorrente, o tra vincitori e vinti delle primarie ultime (in cui tutti assicuravano che non si trattava di un Congresso) oppure ancora tra le mozioni del Congresso del 2009 (un’era geologica fa). Ricordo che nel 2006 mi dimisi dalla segreteria regionale dei Ds, perché la cucina del Porcellum fu un’esperienza che mi spaventò.
Di sensibilità, da rappresentare, ce ne sono molte. E ci sono anche molti impegni da rispettare.
Pensate a quello che dichiarava Rosy Bindi nel 2007, due congressi e tre primarie fa:
I parlamentari del Partito Democratico si dovranno impegnare a modificare la legge elettorale fino a dichiarare che non si candideranno con quella attuale.
Siccome (che sfortuna, vero!) la legge elettorale è rimasta quella di tre volte fa, appunto, sono pronti i parlamentari del Pd a dire la stessa cosa, ora, o a sottoporsi a un confronto democratico e civilissimo?
Sono domande, a mio modo di vedere, da cui dipende la vittoria elettorale, come scrivevo già nel 2008 (quando non si fecero le primarie perché non c’era tempo, e le analogie con quella situazione purtroppo non finiscono qui).
Ora, non vorrei che tutti quelli che hanno parlato, in campagna elettorale, fino a dieci giorni fa, dell’urgenza di fare primarie per i parlamentari (e lo dicevano anche un po’ sorpresi, perché era ovvio che se non fosse cambiata la legge elettorale si sarebbero fatte!), ora optino per astruse formule perifrastiche e per diversivi dell’ultima ora. Non sarebbe bello dover pubblicare tutti i proclami, uno dietro l’altro, dei fautori delle primarie che ora, a poco, a poco, sembrano cambiare idea. Perché il tempo è poco. Pensate che argomento irresistibile.
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