Ormai tutti parlano del piano C, qui illustrato qualche tempo fa: si tratta, come sapete, della soluzione che Bersani avanzerebbe se riscontrasse troppi ostacoli alla formazione di un governo che porti il suo nome.
No al governissimissimo delle larghissime intese, dunque, sì a un premier incaricato che sia terzo tra Pd e M5S (e Scelta Civica) e che possa formare un esecutivo a tempo, con pochi e dichiarati obiettivi, per tornare a votare in condizioni diverse. Patti chiarissimi, insomma, e amicizia brevissima, senza che nessuno debba perderci (ulteriormente) credibilità e senza accordicchi sotterranei. Un governo del Parlamento, alla luce del sole.
Il nome che gira in queste ore, come ‘subordinata’ al governo Bersani, è quello di Pietro Grasso (guarda un po’). Un candidato che paradossalmente ha solo un difetto: quello di prendere i voti di quasi tutti, in quel Parlamento, e quindi anche del Pdl e della Lega. Per capirci, il governissimo uscirebbe in malo modo dalla finestra del Quirinale per poi rientrarvi, nel giro di poche ore, direttamente dal portone presidiato dai corazzieri. E a quel punto il M5S potrebbe ritrovarsi da solo all’opposizione, che tutto sommato è quello che sembra volere. Napolitano sarebbe contento, perché il premier incaricato andrebbe in Parlamento con qualche garanzia in più.
Insomma, passeremmo dall’aver escluso un governissimo ad avere un governissimo: come vorrebbero Elio e le Storie Tese, un Omissinrevog.
Se scrivo così non è perché me lo auguro, sia chiaro, ma è perché penso che la situazione sia molto più complessa di quanto pensiamo. E che un batter d’ali di farfalla, oggi pomeriggio, può provocare uno tsunami domani mattina. State collegati, insomma, minuto per minuto.
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