Sì, perché, al di là di quello che dice il capogruppo del M5S al Senato, che è comunque interessante (anche se forse smentito tra pochi minuti), noi dobbiamo fare mosse più chiare e forti. Senza fare un bagno nella demagogia: andando però all’attacco, una buona volta.
A cominciare dai rimborsi elettorali, come abbiamo proposto qui, con la ripresa della proposta di Walter Tocci (per il futuro) e (per il passato prossimo) con la rinuncia a tutto ciò che non è stato speso e rendicontato.
Bersani deve convincersi definitivamente che non si possono dare messaggi a metà o a tre quarti. Ci vogliono parole chiare e scelte indiscutibili, che parlino a tutti, agli elettori prima che agli eletti. Che non appaiano strumentali, ma motivate. Che non si fermino alla superficie, ma che dimostrino che c’è una cultura politica del cambiamento e che ci sono le competenze per renderla operativa in pochi giorni.
Il volo del calabrone e il suo governo non possono che basarsi su impegni immediati e mosse sorprendenti, anche rispetto alle consuetudini democratiche. Se non sarà così, va detto, non ci sarà alcun governo.
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