Vorrei tanto sbagliarmi, ma temo che la confusione di questi giorni (con il botta-e-risposta tipo rissa da bar a cui nessuno sembra volersi sottrarre) dia respiro a Berlusconi e a chi nel Pd vuole combinare con lui la Presidenza della Repubblica e il governissimo di larghe intese di scopo di minoranza che godrebbe però di una maggioranza (silenziosissima per opportunità e forse per opportunismo) che gli darebbe la fiducia.
Se volete la mia (personalissima), sembra quasi fatto apposta, tutto il casino royale a cui stiamo assistendo in queste ore. Ed è molto sbagliato, dal mio punto di vista.
Perché, sul Quirinale soprattutto, non è necessario «uccidere il padre», ma sceglierne uno buono (vale anche per una madre, rimanendo in metafora) che possa accompagnarci in una nuova fase politica. Sia perché bisogna avere cinquant’anni per fare il Presidente (essere padri, insomma), sia perché anche quelli che vogliono uccidere il padre, padri nel frattempo lo sono diventati. E non solo in senso anagrafico: anche sotto il profilo politico. Perché nessuno (proprio nessuno) può fingere di non avere responsabilità. Di fronte al Paese, ma anche verso se stesso.
Lo dico perché la votazione di dopodomani potrebbe essere il compimento della Seconda Repubblica o la sua fine. Meglio, il suo superamento. Un superamento che è affascinante di per sé e che mi pare sia uscito anche dai risultati elettorali di un mese fa. E non mi riferisco solo al risultato del M5S, ma al sentimento diffuso che in tutti-i-voti-per-tutti-i-partiti si è respirato. Non volerlo vedere, proseguire come se nulla fosse accaduto, è il più grande errore che continua ad accompagnare questi giorni difficili.
Capisco che per molti la fine della Seconda Repubblica, al di là delle responsabilità di questo o di quello, comporti la fine della propria traiettoria politica e un ripensamento talmente profondo delle strutture stesse della politica da portare a un cambiamento irreversibile nei rapporti di forza e (sì, anche) di potere.
Fa però un po’ impressione vedere tutti gli esponenti del Pd con la parentesi: Paolo Rossi (giovane turco), Guido Bianchi (renziano), Giorgia Verdi (lettiana).
Vorrei ricordare a tutti che la corrente più impetuosa – un fiume in piena – è la corrente di chi la corrente non ce l’ha o, se preferite, la corrente dei delusi e di coloro che si pongono in attesa di qualcosa che arrivi. O che ritorni.
Il mondo, là fuori, non è diviso per correnti, non riesce a percepirle, anzi: rifiuta proprio l’idea e lo ha urlato nelle cabine elettorali, ha evocato una tempesta che spazzasse l’acqua. È un vasto mare aperto, grande e terribile, il mondo, solcato da vele nere e interessato da naufragi sempre più frequenti.
Ogni tanto, provare a buttare un occhio al di là della propria finestra, non farebbe male. Anzi. E pensare che la scelta del padre avrà non poche conseguenze sul futuro dei figli, anzi, dei nipoti, potrebbe essere la cosa giusta da fare, nelle prossime ore.
Nel nome di Telemaco, un figlio che sapeva il fatto suo.
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