E che il Pd gli dica di no, perché sarebbe un «candidato di parte».
Lo scrivo sorridendo ma molto seriamente.
Perché il Pd che abbiamo visto in questi giorni ha dimostrato che si può riuscire a far diventare realtà le profezie di Grillo.
Tutto è stato realizzato, altro che Maya. Financo la prorogatio. Perché è la prorogatio totale. Di tutto quanto. In saecula saeculorum. E non c’è l’amen, perché non è ancora finita.
Certo, in quello che dice e fa c’è molta malizia. E c’è un gioco al rialzo e una competizione meramente elettorale, com’è naturale che sia. Fa sorridere che qualcuno che magari ha iniziato a far politica con Andreotti negli anni Settanta si offenda, esclamando risentiti: «perché Grillo ci vuole solo portare via i voti!» Accidenti.
C’è anche molta ingenuità, in alcune mosse, e in qualche caso, soprattutto da parte dei suoi parlamentari, anche un eccesso di buona fede: ieri una cittadina del M5S cercava di convincere personalmente Mario Monti a votare Rodotà. Ripeto: perorava presso Monti (che non aveva nemmeno votato Prodi, perché non si sentiva abbastanza garantito) la causa del loro candidato.
Il Pd però è rimasto così, tetragono.
Del resto, al Pd che abbiamo visto in questi giorni danno fastidio anche gli elettori (com’è ormai tradizione). I capi mandavano a dire e scrivevano sui giornali: non ascoltate chi vi scrive e vi pressa, non leggete Facebook, buttate via i telefonini!
Sospettati soprattutto quelli scelti con le primarie, perché hanno un rapporto con i loro elettori e non con i capi corrente come tutti gli altri. E sulla pagina di Facebook hanno i propri amici e sostenitori. Dei pocodibuono.
Una follia. Quegli elettori è meglio lasciarli a Grillo. Del resto, erano rimasti gli ultimi. Non preoccupatevi, però: il lavoro è quasi finito.
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