Care e cari amici democratici di #OccupyPd,
mi rivolgo a voi perché per me siete l’unica «riserva della Repubblica» a cui guardare in queste ore. Da Bologna, da Torino, da molti circoli, si è levata una voce libera, preoccupata e a tratti indignata per quanto stava accadendo.
Capisco e condivido la vostra amarezza e il vostro spaesamento, che sono anche i miei. Non ho la presunzione di darvi la soluzione, ma ho la certezza che solo ascoltandovi potremo andare da qualche parte.
Sembra che nessuno voglia davvero ascoltare la ‘base’, nemmeno quando i dirigenti falliscono così miseramente. Dopo avere fatto primarie per qualsiasi cosa, a ripetizione, il momento più alto della vicenda politica del Pd è precipitato in una decisione oscura, di 101 parlamentari che hanno eliminato il padre fondatore del Pd dalla corsa al Quirinale, per correre verso l’alleanza che in cuor loro cercavano da tempo. Senza assumersene alcuna responsabilità: prima l’ovazione, poi il voto segreto, poi l’appello perché fosse Napolitano a dirci che cosa avremmo dovuto fare. Come se non fosse una nostra decisione.
Il segretario Bersani, che certo ne ha sbagliate, è stato già dimenticato, perché altri, che ora si presentano come abili in politica e nella vita (perché c’è molto di esistenziale, in tutto questo), avevano da fare.
Ecco, mi piacerebbe che partissimo da qui, per raccontare una storia diversa, che vi veda protagonisti. Che non contempli più le divisioni per corrente di vent’anni fa, ma la nuova Italia che possiamo e vogliamo costruire.
Tocca a voi, care ragazze, cari ragazzi. Che siete più esperti, perché siete più liberi. Da parte mia, c’è l’impegno a condividere con voi ogni passo, ogni parola, ogni momento e a portarlo all’attenzione delle cronache, per quanto mi sarà possibile.
Siamo viaggiatori leggeri, non dimentichiamolo,
pippo
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