Intervista di Repubblica Sera (di ieri sera).
Civati: «Sull’Imu siamo caduti in trappola»
Il deputato Pd mette in guardia dal neo alleato Berlusconi. «Per non farci sbranare dobbiamo giocare d’attacco»
di Laura Venuti
«Noi cerchiamo di essere quelli che addomesticano il giaguaro. E invece in qualche modo ci mettiamo a disposizione delle sue trovate. Che in alcuni casi sono dei veri e propri agguati, come quello sull’Imu». Pippo Civati è uno dei due deputati Pd che non hanno votato la fiducia al governo Letta. E a 24 ore da quella mancata fiducia continua a essere convinto della sua scelta. A maggior ragione dopo le uscite mattutine di Berlusconi, che ha minacciato la crisi se l’Imu non verrà abolita, si è autocandidato a presidente della convenzione per le riforme e per bocca di Schifani ha tuonato contro il sistema giudiziario italiano.
Onorevole Civati, ha sentito l’aut aut di Berlusconi sull’Imu?
«Berlusconi è sempre il solito. E continuerà ad alternare il profilo da statista a quello da uomo di movimento, per così dire. Dando un riconoscimento all’avversario si pensava di poter costruire una stagione politica nuova, ma lui è quello di sempre. Noi invece cerchiamo di essere quelli che gestiscono e addomesticano il giaguaro. Ma ci hanno già provato in tanti nella storia del centrosinistra italiano. E il fatto che si parli di nuovo di bicamerale suona quantomeno sinistro».
Neppure il tempo di votare la fiducia e lo statista torna caimano?
«Siamo sotto ricatto, mi pare evidente. Già ieri mattina mentre si discuteva della fiducia Berlusconi ha detto di voler fare il presidente della Convenzione per le riforme. E adesso come facciamo a dirgli di no? Come possiamo dire che come alleato non è credibile?»
Oggi Enrico Letta al Senato ha detto che chi ha paura di “mescolarsi” ha un’identità debole.
«L’identità debole ce l’abbiamo da prima perché non siamo riusciti a combinare un accidenti, questa è la verità. Io posso avere sbagliato tante valutazioni ma consiglio di essere cauti. E ho difficoltà a pensare che da sera a mattina si possa diventare migliori amici, governare per tre anni e fare tutte le riforme. Non so. Ma se mi sbaglio riconoscerò il mio errore».
C’era un’alternativa?
«Per rovesciare questo tavolo serviva un governo istituzionale. Berlusconi a quel punto avrebbe detto no. Invece ieri c’è stato un “volemose bene” pazzesco, un abbraccio fisico, una pacca sulle spalle. D’altronde i governissimi sono quella roba lì. Io mi chiedo solo se ce lo possiamo permettere noi e se se lo può permettere Berlusconi. Oppure se sta usando questa situazione».
Cosa rischia il Pd dall’abbraccio mortale con Berlusconi?
«Rischia di perdere altri consensi, questo è sicuro. A meno che non si riesca, appunto, ad addomesticare il giaguaro. Il paradosso è che noi pur essendo teoricamente in maggioranza ci mettiamo a disposizione delle trovate di Berlusconi e dei suoi movimenti, che sono veri e propri agguati, come quello sull’Imu. Non c’è niente di peggio che fornire al giaguaro un habitat che gli è congeniale. E il rischio di farlo in questo momento c’è. Anche se io spero sempre di sbagliarmi, spero di essere una cassandra disperata e minoritaria che non capisce».
Cosa dovrebbe fare Enrico Letta per stanare il giaguaro?
«Dovrebbe forzare con proposte inequivocabili, in modo da essere lui a chiedere ad Alfano e Berlusconi se sono d’accordo. E far dire a loro di no. Se restiamo sulla difensiva veniamo sbranati».
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