Sulla base delle numerose conversazioni di queste ore, a partire dai messaggi che le ragazze e i ragazzi di OccupyPd hanno fatto pervenire agli elettori del Pd e all’opinione pubblica, sottoponiamo all’attenzione dei membri dell’assemblea nazionale (ai circoli del Pd e ai suoi parlamentari) un testo da cui ripartire.
Un tentativo (l’ultimo?) per provare a rimettere il Pd nelle condizioni di promuovere una forte iniziativa politica, senza ulteriori strappi e pasticci.
In una fase della vita del Pd così drammatica, occorre arrivare al Congresso il più presto possibile con una figura di garanzia che guidi in modo totalmente gratuito la transizione, assumendo formalmente e fin da subito l’impegno a non candidarsi alla segreteria del Partito una volta conclusa la propria funzione di reggente.
I mesi che ci separano dal Congresso, che si concluderà con l’elezione del nuovo segretario del Pd, devono essere impiegati in una riflessione vera sulle ragioni che hanno impedito al partito – speranza del cambiamento del Paese e del rinnovamento del sistema politico – di affermarsi dispiegando le proprie potenzialità.
Ci sono responsabilità grandi per la disfatta del Pd, recenti e lontane. È tempo di chiarimenti, verità e trasparenza se non vogliamo che resti il simulacro di un partito senza più elettori.
Si tratta di una discussione che deve avvenire nel congresso, e non prima del congresso, poiché cambiare regole e statuto proprio in questo momento significa negare e falsare la discussione necessaria, certificando l’impossibilità di affrontarne i nodi e ufficializzando la trasformazione del Partito Democratico nel luogo chiuso e settario che in questi mesi ha dato di sé la peggiore delle immagini.
Abbiamo bisogno di uscire dall’Assemblea del Pd di sabato 11 maggio con la decisione di avviare un confronto vero, aperto a iscritti ed elettori come fu nel 2009 e come previsto dalla nostra carta fondativa, e con un leader di garanzia vera per tutti, senza stravolgimenti delle regole che ci siamo dati e che non sono affatto all’origine del disastro in cui ci troviamo immersi.
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