Mi tocca ripeterlo: personalmente non mi sono MAI augurato una spaccatura all’interno del M5S. Anzi, facevo un discorso molto più complesso e, se volete, ambizioso: mi chiedevo se il M5S avesse deciso di congelarsi in una sorta di isolazionismo o se intendesse aprire con gli altri gruppi un confronto più serrato e costruttivo.
Me lo chiedevo prima del Presidente della Repubblica, ovviamente. Persa quell’occasione, storica e irripetibile, tutto diventa più complicato e scivoloso.
In questa sede l’ho scritto decine di volte, e lo ripeto solo per chiarire che se domani emergessero divisioni all’interno del gruppo del M5S (personalmente ne dubito), ciò accadrebbe soltanto in ragione di spaccature interne e non certo per l’influenza di qualcuno “da fuori”.
Parlare “a freddo” di un’altra maggioranza, come hanno fatto i nostri big del Pd nelle ultime ore, non ha alcun senso. Soprattutto se detto dagli stessi che hanno rieletto Napolitano, precludendosi proprio questa possibilità.
Se ci saranno nuove condizioni, e un casus belli, e fatti che cambieranno la situazione, ne discuteremo (perché ne discuteremo, questa volta, vero?). Fare gli esperimenti mentali ora è solo controproducente. Non solo per il governo Letta, per tutti.
Quanto alla definizione di scilipotatore, fa parte del folclore politico di questi tempi: mi viene in mente una puntata televisiva in cui Scilipoti si rivolse a me chiamandomi Scivati. Allora risi, oggi sorrido.
Quando parlo di relazioni tra parlamentari, penso alle cose da fare: agli F-35, alla corruzione, al consumo di suolo. Che cosa ci sia di scilipotico, me lo dovete proprio spiegare. Perché per me quello che sto facendo è l’esatto contrario di un lavoro oscuro e malizioso: è tutto qui, alla luce del sole.
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