Leggo sui giornali gli strali di molti esponenti del Pd (tutti favorevoli al governissimo, senza un se e senza un ma) perché il Pdl vorrebbe toccare la giustizia nel corso della riforma della Costituzione. Il Titolo IV: terribile, dice qualcuno. Inaccettabile, dicono altri. Una forzatura, non prevista dagli accordi, riconoscono tutti.
Meno male che c’è qualcuno, come Andrea Fabozzi, che sul Manifesto svela l’equivoco: perché quando decidi di cambiare la Costituzione (nel suo complesso) con Berlusconi, poi, almeno, non ti devi sorprendere. E non ti devi stupire se al primo posto il Pdl vorrà mettere la giustizia. Che per altro non è tema meno importante del Titolo che riguarda la forma di governo, il Presidente della Repubblica, e tutte le altre cose che invece negli accordi ci sono eccome. E che al tema della giustizia, guarda un po’, sono già collegate (proprio attraverso la figura del Presidente della Repubblica, ma forse i neocostituenti se ne sono dimenticati).
Invece ci si sorprende per via della giustizia. Tutti sanno che è così da vent’anni, che già nell’altra – fortunatissima – bicamerale, fu il tema dominante (allora erano le numerose bozze Boato, da cui il termine boatos). E che nelle ultime settimane, la questione si è fatta più urgente, per dirla con un eufemismo. Dopo Ruby, ci si aspettava un atteggiamento più cauto di Berlusconi e dei suoi?
Da ultimo, e per dircele tutte, le cose, si fa notare che i deputati e i senatori del Pdl sono stati tutti (tutti) nominati da Silvio Berlusconi, di persona, personalmente. E se volete un ulteriore indizio, sono stati eletti con il Porcellum, verso il quale, non da ora, nutrono un affetto particolare (perché è un maialino molto poco coraggioso). Detto questo, è un po’ difficile immaginare che all’interno del loro gruppo si apra un dibattito alla Calamandrei.
Per di più, Berlusconi è un leader generoso, che dà e pretende riconoscenza. Che infatti, in tutti questi anni, non gli è stata negata da nessuno (tranne da Fini, un po’ tardivamente, diciamo).
Così stanno le cose. Fosse stato per me, avrei fatto subito la legge elettorale e avrei individuato un pacchetto di norme, molto più leggero ed efficace, per cambiare le cose che si possono cambiare (bicameralismo e numero dei parlamentari, per fare due esempi facili facili) senza stravolgere il lavoro dei Costituenti. Quelli veri.
E invece no, abbiamo voluto esagerare. E loro, adesso, esagerano.
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