Paolo Nori, ieri, a Reggio e oggi su Europa:
Ecco, secondo me, la gente che è andata in piazza il 7 luglio del 1960, io in questo movimento, nel fatto di andare in piazza, nonostante la polizia avesse già reagito in modo violento nei giorni precedenti, nel fatto di andare in piazza proprio contro la violenza della polizia, che è stato quello che è successo a Reggio Emilia il 7 luglio del 1960, io ci leggo due cose, la prima è che questa piazza qui, la piazza dei teatri, è di tutti, e tutte le piazze e le strade e i viali di Reggio Emilia e di tutte le città dell’Emilia e dell’Italia e del Mondo, sono di tutti: la seconda che non bisogna avere paura.
E a me sembra che i famigliari di Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli, questa cosa qua, che gli hanno ucciso il fratello, o il padre, o il figlio, quand’erano in vita i genitori, son cinquant’anni che la guardano in faccia, senza avere paura, ce l’hanno lì, tutti i giorni, è lo zaino che si mettono addosso quando escon di casa, e questa cosa, questo peso, questo zaino, ai miei occhi, li ha vivificati, li ha benedetti, li ha fatti diventar degli esempi, e, per quanto sia difficile, sarebbe bello se io, se noi, mi viene da dire, riuscissimo perlomeno a provare a far come loro.
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