Roberto Fasoli e i 101 giorni del governissimo.
Abbiamo già pagato un prezzo abbondante al nostro senso di responsabilità verso Monti e i centristi con le ultime elezioni politiche.
Perché dovremmo replicare? A mio parere le elezioni ce le siamo giocate non avendo avuto il coraggio di dire alcune cose in modo netto e una parte dei nostri elettori nelle ultime settimane ci ha voltato le spalle, non andando a votare, o ha votato Grillo per “darci una lezione” come qualcuno ci è anche venuto a dire.
Bersani lo ha ammesso dopo il voto: credevamo di aver capito la gravità della situazione, ma non era così. Cosa sarebbe successo se avessimo messo al centro della campagna elettorale il programma in otto punti per un Governo di cambiamento frettolosamente messo da parte non solo dal Movimento 5 stelle dopo le elezioni? A mio parere forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma è facile dirlo ora con il senno di poi. Ciò che non capisco è perché oggi, dopo che abbiamo visto cosa è successo, continuiamo come prima.
Rischiamo di essere ricattati da un centrodestra che ha il terrore di tornare al voto non potendo nemmeno più mettere in campo il suo unico e riconosciuto capo carismatico dopo la definitiva condanna di questi giorni. Perché dobbiamo farci ricattare?
Capisco che anche in casa nostra la situazione non è semplice ma ci sono alcune cose sulle quali ritengo tutti siano d’accordo che vanno immediatamente messe in campo per riconquistare la fiducia del nostro elettorato.
Faccio alcuni esempi per farmi capire.
Sull’Imu si deve dire in modo chiaro che non c’è alcuna abolizione e tantomeno resituzione. Si toglie la tassa sulla prima casa fino ad un valore limite di imposta, abbiamo detto attorno ai 500 euro, e si compensa con un leggero inasprimento crescente di imposta a carico di chi di case ne ha molte più di una e si assegnano ai comuni i fondi raccolti. Punto.
Sull’Iva non si applica nessun aumento e si recupera con un leggero ritocco delle aliquote che si pagano sui conti correnti e sui fondi investiti, anche qui fatto salvo un tetto, a tutela dei piccoli risparmiatori. Non servono grandi interventi.
Sono le due uniche piccole patrimoniali sulle quali possiamo intervenire tassando beni e ricchezze dei più agiati per salvaguardare le persone che sono in maggiore difficoltà di fronte alla crisi. Non sfugge a nessuno che il nostro paese detiene un record in termini di disuguaglianza sociale amplificatasi con la crisi.
Sulle pensioni abbiamo depositato recentemente tre disegni di legge intelligenti che puntano a correggere le più vistose ingiustizie della manovra Fornero. Mi domando: cosa aspettiamo a portarli in discussione? Troverebbero un consenso molto vasto nel nostro elettorato e non solo.
In termini di politica europea dopo esserci finalmente convinti che serviva una svolta cosa aspettiamo a dire con forza che la politica dell’austerità deve finire perché aggrava la situazione economica e quindi chiedere e ottenere un cambio di marcia a livello internazionale? Capisco che non è facile, ma se non lo diciamo chiaramente finiamo per essere in tutto e per tutto condizionati dalle vicende legate alla campagna elettorale tedesca.
Sulla legge elettorale mi pare che abbiamo rivisto la follia di rinviarla a dopo le riforme istituzionali, ma bisogna avere il coraggio di abolire subito il Porcellum per avere la possibilità di fare una nuova legge che garantisca maggioranze certe e governabilità come forse solo un maggioritario a doppio turno può fare.
Sul tema dei diritti delle persone dobbiamo con forza affermare alcune cose rifiutando di accettare compromessi che non sarebbero capiti da un’opinione pubblica che è già più aventi di molti politici.
Se queste cose non piaciono al centrodestra se ne farà una ragione e se crede di poterci ricattare con la minaccia della crisi bisogna fargli capire che non è detto che si debba andare subito alle elezioni con questa legge. Si possono trovare altre formule in Parlamento che garantiscano una breve transizione che realizzi le riforme sopra indicate, vari una nuova legge elettorale e poi si arrivi al voto.
A quel punto i cittadini saranno chiamati a scegliere e non saremo più visti come gli unici responsabili di una situazione che abbiamo in larga parte subito.
Oggi abbiamo il dovere del coraggio senza il quale la responsabilità diventa inettitudine e genera abbandono in ampi strati di cittadini che vogliono tornare ad essere pienamente orgogliosi di un partito che è nato per cambiare l’Italia e il modo di fare politica e non per omologarsi ad altre formazioni politiche che hanno ampiamente deluso.
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