Ora, come sapete, la mia è una critica politica e non personale.

Non penso che Letta sia affezionato alla seggiola, insomma, o come si dice dalle mie parti, alla poltrona, e lo dico anche se non ho mai ‘tifato’ per il suo governo e sono stato molto critico su parecchi ‘passaggi’ di queste ultime settimane.

Anche agli attacchi indirizzati a “quelli come me”, ho sempre risposto con considerazioni e domande. A volte sorridendo, a volte un po’ meno, perché anche se c’è la retorica della pacificazione, a volte ci si incazza proprio.

Detto questo, ieri, il premier ha dichiarato:

Non distruggiamo tutto, l’instabilità ci costerebbe un miliardo e mezzo da qui a fine anno.

Ora, probabilmente ha ragione, ma le domande, giunti a questo punto, sono due.

La prima: non è insita nello schema delle larghissime e lunghissime intese una crisi permanente, fin dall’inizio di questa storia? Una crisi talmente presente nei fatti da essere puntualmente negata a parole?

La seconda: se la crisi dichiarata ci costa un miliardo e mezzo, quanto ci costano i quaranta giorni di dibattito sulla decadenza (destinati a diventare cinquanta, forse sessanta), quanto ci costa non avere una legge elettorale rinnovata e quanto avere deciso di assumere la propaganda elettorale di Berlusconi come iniziativa di governo sulle tasse?

Sono domande legittime, credo, mentre attendiamo la prossima dichiarazione di Schifani, su plotoni di esecuzione, camere a gas e altre immagini edificanti.

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