Ora, il clima è da crisi procurata con la mossa – parecchio pasticciata, per usare un eufemismo – delle dimissioni in blocco, coordinate dal principale esponente del Pdl alla Camera, Renato Brunetta. Ci volevano menare, insomma, ma così abbattono tutto e tutti.
Una mossa assurda, probabilmente non condivisa da tutto il partito di Berlusconi (che si è stretto intorno al proprio leader con molto affetto ma senza troppa convinzione), che ha provocato un’accelerazione improvvisa, di cui oggi nessuno, in aula, ha voluto parlare, in attesa degli eventi.
Le divergenze parallele di Pd e Pdl sono arrivate a un punto delicato come non è mai stato prima. E a questo punto la situazione è cool, ma nel senso del cul de sac: da una parte c’è l’urgenza di chiarire una relazione sempre più fragile, dall’altra c’è da capire come si fa, in queste condizioni, a cambiare la legge elettorale e a produrre la legge di stabilità. Due questioni non rinviabili, se vogliamo uscire con dignità dalle sabbie mobili.
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