Una volta ho sentito dire per radio che a Arrigo Sacchi, che come si sa è un allenatore di calcio romagnolo, una volta gli avevan proposto di allenare una squadra spagnola che si chiamava, se non ricordo male, Atlético Madrid, e l'attaccante più forte dell'Atlético Madrid era all'epoca un giocatore di calcio italiano che si chiamava Bobo Vieri e prima di accettare e di firmare un contratto che lo legava all'Atlético Madrid per un numero imprecisato di annualità, avevan detto per radio (cioè forse le annualità le avevan dette, sono io che non me le ricordo), Arrigo Sacchi prima di accettare aveva telefonato a Bobo Vieri e gli aveva detto «Bobo, mi han chiesto di allenare l'Atlético Madrid per un numero imprecisato di annualità, io non gli ho ancora risposto perché sono disposto a accettare solo a una condizione che tu mi dia la tua parola d'onore che alla fine dell'anno resterai ancora all'Atlético Madrid», e avevan detto che Bobo Vieri gli aveva risposto «Sì, mister, le do la mia parola d'onore», che i calciatori mi sembra che faccian così, che gli allenatori loro non li chiamano con il nome di battesimo e neanche con il cognome, li chiamano mister.

Allora Sacchi, avevan detto per radio, aveva firmato il contratto che lo legava all'Atlético Madrid per un numero imprecisato di annualità e poi era andato in vacanza, nel suo mondo senza lavoro, come io a Viareggio, e Sacchi presumo sarà andato in Romagna, nella sua Fusignano, o lì vicino in riviera quando, un bel giorno, compra la «Gazzetta dello Sport», o un giornale spagnolo equipollente, e sulla «Gazzetta dello Sport», titolo a nove colonne: «Bobo Vieri all'Inter» (o alla Juventus, o alla Lazio, non mi ricordo a che squadra, e non ha tanta importanza).

Allora Sacchi cosa fa, avevan detto per radio, prende il cellulare, telefona a Bobo Vieri gli dice «Bobo, ma è vero che vai all'Inter, o alla Juventus, o alla Lazio, o non mi ricordo a che squadra e non ha tanta importanza?».

«Sì, mister – gli dice Vieri, – è vero».

«Scusa Bobo – gli dice Sacchi, – ma tu mi avevi dato la tua parola d'onore che restavi all'Atlético Madrid.»

«Eh, mister – gli dice Vieri, – va bene, ritiro la mia parola d'onore».

Ecco, questa storia io l'ho sentita per radio, la riferisco come l'ho sentita, o, meglio, come me la ricordo e, ammesso che sia vera, l'impressione che ho è che, nella testa di Vieri, «Le do la mia parola d'onore» volesse dire una cosa completamente diversa da quello che voleva dire nella testa di Arrigo Sacchi.

Paolo Nori, Mo mama. Da chi vogliamo essere governati?, Chiarelettere 2013. A proposito di promesse e di parole d'onore, anche in politica. Soprattutto in politica.

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