Non ho capito bene che cosa pensino gli altri candidati alla segreteria del Pd delle larghe intese.
Nessuno sembra più di tanto appassionato, ma nessuno si interroga – nei documenti presentati e nelle occasioni pubbliche – né sul modo in cui ci siamo arrivati, né sul modo con cui intendiamo uscirne.
Cuperlo è leale: dobbiamo dedurre che pensi sia giusto andare avanti con questo schema fino ad almeno il 2015, come previsto da Letta stesso.
Renzi non spende molte parole nel documento e nelle uscite pubbliche dichiara che questo governo durerà fin quando farà (metafora della bicicletta, che se non si pedala, si cade). Diciamo che sarebbe interessante capire se ha maturato un giudizio in merito: non si capisce. Né si comprende se anche lui pensa che debbano durare fino al 2015. Il sostegno di Franceschini e di molti deputati filogovernativi (per intenderci) farebbe pensare di sì, ma non ci sono sue prese di posizione chiare in merito.
Di Renzi ricorderete una dichiarazione di inizio aprile in cui, molto prima delle votazioni per il Presidente della Repubblica, si espresse per un “accordo con Berlusconi o elezioni subito”. Poi disse di tifare per Letta, poi (molto dopo) che Letta gli sembrava troppo attaccato alla seggiola. Non si sa se pensi che la rinnovata fiducia di qualche giorno fa sia stato un evento epocale, come l’hanno presentata in molti per la (quasi) dipartita di Berlusconi, o se conservi le sue perplessità, che a volte riemergono. I suoi sostenitori in Parlamento non hanno mai dato segni di insofferenza. Anzi.
Sarebbe interessante capire quando pensi sia il caso di andare a votare. Che cosa dica del lungo percorso di riforme costituzionali. Che cosa pensi delle larghe intese oltre al fatto che non bisogna farle più. Questo lo dice (anzi, lo diceva) anche Letta.
Ecco, siccome sono sempre stato contrario all’idea in sé e alla sua particolare declinazione (compresa l’ultima edizione, che prevede una maggioranza politica coesa con Alfano), mi piacerebbe che anche gli altri concorrenti fossero altrettanto dichiarati.
L’ambiguità non fa bene a nessuno.
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