Emanuele mi scrive. Se il Pd non ha le risorse per far votare online chi sta all’estero è meglio che chiuda. Sul serio:

Durante le scorse primarie, all’estero, la metà dei nostri elettori votò via internet: fuori dall’Italia, per ovvie ragioni, i circoli del Pd sono molti di meno che in Italia e a volte tra un seggio e l’altro ci possono essere centinaia (se non migliaia) di chilometri.

Allestire il voto online è dunque l’unico modo che abbiamo per far partecipare alle primarie dell’otto dicembre quanti più elettori possibili: negare la possibilità del voto online significa rinunciare in partenza alla metà dei voti.

La commissione che organizza il voto all’estero sostiene che questa volta non ci siano risorse economiche sufficienti: organizzare il voto online, dicono, costerebbe cinquantamila euro. Vorrei verificare questo dato, che mi pare un po’ elevato. E mi chiedo se comunque, più che considerarlo un costo, non lo si debba considerare un investimento sul nostro futuro.

Il voto online è fondamentale per garantire uguaglianza tra i nostri elettori che vivono lontani dall’Italia. Ed è fondamentale per garantire la massima partecipazione al voto dell’otto dicembre: un obiettivo che, credo, dovrebbe essere quello di noi tutti. Per il bene del Pd, come sempre.

Qui la petizione.

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