Luca spiega perché D'Alema, e altri innumerevoli esponenti del Pd, dicano cose imprecise circa le primarie. Paolo interviene (commenti #17 e #27) e approfondisce:
Ma di cosa diavolo state cavillando? Il registro delle primarie esiste già, è quello che firmate al momento del voto e che dice, anche se magari non si nota, che con quell’atto si dichiara di «aderire al progetto politico del Pd». Cosa che in gergo si definisce “militanza di secondo livello”. Vogliamo discutere di modello americano (che come dice Luca, è più complesso delle fette in cui lo taglia D’Alema)?
Bene, allora iniziamo col dire che, anche dove è prevista l’iscrizione, non equivale al nostro tesseramento: né simbolicamente né economicamente. I riformatori delle primarie made in Italy sono pronti, a rinunciare alle tessere? In Campania, per dire, dove quelle stesse tessere sospette fatte a migliaia in pochi giorni e superiori ai voti stessi del Pd in zona, avevano influenzato il congresso 2009: chiedo.
E poi, se c’è un problema di condizionamento, forse che lo non lo si amplifica, restringendo il bacino della partecipazione con ulteriori richieste di registrazione, anziché risolverlo? Non si da in questo modo ancor più potere ai signori locali, delle tessere e dei cammellamenti di varia natura? Se (sottolineao se) a Napoli c’è un tizio che paga i cinesi, si mette d’accordo con il centrodestra, uno che magari è pure europarlamentare, il problema sono i regolamenti delle primarie o forse il problema è che lì il partito è marcio e bisogna cacciare un po’ di gente che non risponde esattamente ai principi etici del partito, specie quando siede al Parlamento europeo?
E poi, non fa un po’ schifo approfittare così platealmente di un caso di malaffare non per fare giustizia, ma per far passare una propria linea politica strumentale, fuori dai regolamenti interni e dagli organi preposti?
Proseguite pure a spaccare il capello in quattro, ma vedete un po’ voi.
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