Ora, con la nascita di Forza Italia, ovvero la scissione in Pdl1 e Pdl2 tra Berlusconi e Alfano, le grandi riforme costituzionali sono senz’altro più difficili.

Un primo problema può emergere, tra poche settimane, in sede di riforma dell’articolo 138, prodromica alle mitiche riforme costituzionali.

È probabile che questa, infatti, non sia approvata con il voto favorevole dei due terzi (che senza Forza Italia la maggioranza non ha, neppure con il soccorso leghista, ottenuto al Senato), e che allora un referendum possa far saltare tutto.

Vista la malaparata, si potrebbe recuperare uno schema più semplice: una legge costituzionale di riforma del Senato, che partirebbe da gennaio per entrare in vigore dopo l’estate (se non verrà chiesto il referendum). Senza fare altro.

Avremmo buttato così 7 mesi dalla finestra: una riforma che avrebbe potuto intervenire entro la fine di quest’anno, non vedrà la luce prima di ottobre 2014, chiudendo la finestra (appunto) della primavera del 2014 per tornare al voto.

Un altro capolavoro delle larghe intese, che hanno largamente disatteso anche questa partita, la più importante, quella per la quale esiste il governo Letta, che è funzionale, così è stato detto, soprattutto alla grande riforma della Costituzione, che infatti non arriverà da nessuna parte.

Il rischio – ulteriore e più grave – è che, intanto, con la motivazione di passare dalla grande alla piccola riforma (costituzionale), se ne approfitti per rinviare a dopo (di nuovo!) la riforma della legge elettorale. Perché – si dirà – dopo la riforma del bicameralismo è più facile trovare un’intesa. E in effetti l’intesa più facile da trovare è sempre quella: il rinvio di tutto. A dopo. A dopo il semestre europeo. A dopo l’Expo. A fine legislatura o quasi.

I dati: alla Camera Pd (293) + Ncd (29) + Sc (46) + Misto (23 se tutti…) = 391 aggiungendo anche la Lega (20) si arriva a 411. Se Forza Italia non vota, come è probabile, i due terzi (421) non ci sono proprio (neppure coi Fratelli d’Italia che son 9… e 5S e Sel certo non la votano).

Ancora dati: segnalo che al Senato grandi riforme costituzionali – senza Forza Italia – si rischia di non farle proprio, neppure son la sola maggioranza assoluta (Pd, Ncd, Sc e Aut fanno appena 168: basta qualche senatore che non ci sta e si va sotto i 161, che attualmente è la maggioranza assoluta).

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