Dario Franceschini spiega su Repubblica che non possiamo imporre il Mattarellum a colpi di maggioranza, distaccandosi di qualche migliaio di chilometri dalla posizione di Renzi, se l’ho capita bene. A lui il Mattarellum non piace e siccome rappresenta il governo dobbiamo dedurre che anche il resto dell’esecutivo non ci creda.
Ma non è questo il problema o, almeno, non è il solo, né il più grande.
Perché Franceschini dice che siamo stati eletti con il Porcellum e non si può mica fare una forzatura con una maggioranza aumentata con un premio di maggioranza. Letterale.
Dice che non possiamo “usare” quei “numeri” – ottenuti “in virtù di una legge che chiamiamo porcata, oltretutto a rischio di costituzionalità” – per cambiare la legge elettorale.
Franceschini è ministro dei rapporti con il Parlamento. Forse si sarà accorto che è stata parecchio una forzatura che forze politiche (elette con quel sistema porcata) che già prima non rappresentavano i due terzi (nel voto popolare) si siano messe a cambiare la Costituzione.
Come spiegavo qualche giorno fa, per altro, non ci sono più i numeri, per fare tutto il percorso di modifica del 138, ma la forzatura più grossa è un’altra ancora.
Perché Franceschini dice che se non c’è più Berlusconi nella maggioranza è meglio. Certo. Però quello che non nota Franceschini è proprio la forzatura delle forzature: questo governo senza Porcellum non avrebbe la maggioranza dei seggi né alla Camera, né al Senato.
Le forze che lo sostengono rappresentano, senza Berlusconi e i suoi voti, meno del 50% degli elettori. E le stesse larghe intese, che non erano proprio uscite dalla campagna elettorale (un quarto degli elettori ha votato un movimento che le voleva abbattere e tutti gli altri partiti si sono dichiarati contrari), ora sono un’altra cosa ancora. Negli anni Novanta, cose così si chiamavano ribaltoni. Nel 2013 si chiamano o si dovrebbero chiamare forzature.
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