Una bella riflessione di Rocco, in previsione dell'incontro a Bra (Cn) con Slow Food, di martedì sera.
A luglio la mietitura, ad agosto le code sull’A14, a settembre la riapertura delle scuole, ad ottobre la vendemmia e a novembre le alluvioni e i danni da maltempo.
In Italia, ormai, questi ultimi non sono eventi eccezionali. Frane, allagamenti e anche vittime, sono diventati routine, fenomeni normali, potremmo dire “naturali”, ma in un altro senso. Nel senso che è quasi naturale che accadano.
Ciò a cui assistiamo in Sardegna quest’anno lo abbiamo visto a Massa Carrara l’anno scorso, a Genova nel 2011, in Veneto nel 2010, a Messina nel 2009, di nuovo in Sardegna nel 2008, a Catania nel 2007… Continuare l’elenco servirebbe a poco. Ma ogni anno ci allaghiamo, ed ogni anno “scatta l’emergenza e la macchina dei soccorsi”. Ma se è ogni anno, che emergenza è? È la normalità, è naturale appunto.
Da Firenze alla Campania, dal Polesine al Metapontino, dalle frane di Valtellina a quelle di Calabria, questo Paese fa acqua nella propria storia e lungo la sua geografia.
Spesso, troppo spesso, questi fenomeni diventano tragedie di famiglie che perdono tutto, anche gli affetti. Ma il dramma è che sempre, prima ancora che defluiscano le acque, rifluiscono le notizie, e quelle stesse zone tornano nell’oblio dei media, ignorate dal grande pubblico e da chi, per prevenire quelle tragedie, dovrebbe far qualcosa.
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