Leggo sui giornali che ora il Pd di piani e di agende ne ha addirittura due. Uno del premier, uno del segretario.
Repubblica, generosa nei retroscena, presenta gli otto punti di Renzi (otto, sì, come quelli di marzo, caduti presto nel dimenticatoio) e spiega che il primo non vuole farsi commissariare, il secondo non vuole fare il badante.
I due dovrebbero vedersi in queste ore: se gentilmente si chiarissero e definissero una qualche agenda comune, sarebbe meglio per tutti. Se vogliono, la moleskine ce la metto io, con piacere.
Perché qui non solo non ci sono più le larghe intese di una volta, ma non ci si intende più nemmeno nel Pd. Nemmeno tra chi ha appena votato per lo stesso segretario.
Non si sa nemmeno come e quando finirà questa legislatura e se si va avanti così, anche se tutti ancora lo negano, sarà molto presto.
Settimana prossima ci sono le motivazioni della Consulta: e forse qualcuno, in questo Parlamento, sta pensando che forse il proporzionale non è poi così brutto. E magari lo stanno pensando sia Alfano sia Berlusconi. Per pareggiare un’altra volta.
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