Ve lo ricordate il monito dei sostenitori di Gianni Cuperlo durante il Congresso? Il partito non è un trampolino: verso il governo o verso il potere. Il segretario fa il segretario, non il premier. Il premier lo abbiamo già e presiede il «nostro governo» al quale dimostrare «lealtà» anche quando si tratta di Cancellieri. E chi non lo capisce è indegno di guidare il Pd. Come disse D'Alema, oltre al trampolino, ci vuole la piscina. E la piscina è vuota, si precipitò a precisare, perché il «nostro governo» è presieduto da Letta. E basta.
Ieri siamo passati dalla metafora del trampolino e della piscina a quella del galleggiamento: il governo Letta non va bene, non c'è mordente, non si riescono a fare le cose formidabili di cui avremmo bisogno (bella scoperta). E magari è venuto il momento che il segretario faccia il premier, con la stessa maggioranza (nessuno è mai sfiorato dal dubbio che il problema stia proprio nello schema e nel tipo di maggioranza). Sono passati due mesi ed ecco che il trampolino va benissimo. Anzi, diventa strategico. Necessario. Imprescindibile. Speriamo solo che non si passi dal galleggiare all'andare a fondo, di questo passo.
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