I deputati hanno presentato oltre quattrocentocinquanta emendamenti alla legge elettorale. Avranno tutte le ragioni di questo mondo. Ma sono fuori dal mondo. È come in certe storie d’amore al capolinea: mentre uno dei due non ne può più, l’altro continua a inanellare i gesti consueti senza alcuna percezione della realtà. E la realtà è che gli italiani sono in stato d’emergenza. Vivono sotto un bombardamento di cattive notizie e reclamano decisioni urgenti, anzi immediate. Riduzione delle tasse, subito. Messa in discussione del rapporto deficit/Pil, subito. Abbattimento della burocrazia, subito, perché gli ingorghi di timbri stanno facendo scappare anche le poche aziende che vorrebbero ancora investire qui.
Dalle case delle persone comuni – dove ogni sera si recita il bollettino di guerra dei posti persi o non trovati – sale la pretesa che la politica sia altrettanto angosciata e consapevole della drammaticità della situazione. Un Parlamento convocato in seduta straordinaria per annullare le troppe leggi che complicano la vita agli intraprendenti. Un governo che in 24 ore o al massimo in 24 giorni, certo non in 24 mesi, trovi un modo per tagliare la spesa pubblica e le tasse. E affronti i tedeschi a muso durissimo per indurli ad allentare la corda che ci sta impiccando. Invece la Roma dei palazzi risponde alla disperazione con un comportamento straniante. Parla d’altro. Si mette di traverso. E sembra preoccupata soltanto di normalizzare chiunque, da Renzi ai Cinquestelle, abbia, pur fra tanti difetti, ancora un contatto con il mondo reale e cerchi di rompere la crosta di questo immenso pantano.
Così Gramellini, oggi. A me pare che non ci sia più speranza in questo paese se anche le persone intelligenti scrivono cose così. Perché nel leggere quello che per Gramellini deve essere il programma del primo governo Renzi (in 24 ore lo presenterà, tranquilli) ho pensato: tutta questa demagogia è un problema che si aggiunge ai problemi che intende denunciare. Che ci siano quattrocento emendamenti alla legge elettorale di per sé non è un male, se servono a cambiarla in meglio. E stiamo parlando di una legge elettorale che forse durerà per i prossimi anni, non solo per le prossime 24 ore. E forse dovremmo sfogare la nostra indignazione sul fatto che la legge elettorale è fatta male e che non risolve il principale problema del Porcellum: le liste bloccate e la difficile relazione tra elettore ed eletto. Poi certo, che noia, ci sono gli emendamenti, quelli che i grillini citati presentano a centinaia (e giustamente) ogni settimana. Si chiama democrazia. E non parla d’altro: parla dello strumento per realizzarla, perché la legge elettorale questo dovrebbe consentire (e la presente lo fa troppo poco).
In ogni caso, oltre alla pasticciatissima riforma del Senato (una roba da matti), potremmo riformare anche la Camera. Eleggere 24 deputati in 24 ore. Che possano pronunciare 24 parole. E poi tornino a casa. Di corsa. Questa sì che sarebbe vita.
P.S.: Berlusconi disse che di parlamentari ne bastavano una manciata, i capigruppo e stop. Mi pare che alla fine, leggendo le cronache di questi giorni, se ne siano convinti tutti. Altro che tagliola.
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