In tempi un po' noir, tempi di rovesciamento della realtà e trame tipo congiura dei pazzi (uno dei principali responsabili si chiamava Franceschino, ma è certamente un caso), vale la pena di recarsi in libreria e acquistare La nostra gang di Philip Roth (Einaudi).
Ecco l'incipit:
Cittadino: Signore, voglio congratularmi con lei per essersi espresso il 3 aprile in favore della santità della vita umana, inclusa la vita dei non ancora nati. C'è voluto un gran coraggio, soprattutto in vista delle elezioni di novembre.
Tricky: La ringrazio. Avrei potuto fare la scelta più popolare, lo so, ed esprimermi contro la santità della vita umana. Ma francamente preferisco essere presidente per un solo mandato e fare quel che ritengo giusto piuttosto che essere presidente per due mandati prendendo una posizione di comodo come quella. Dopotutto, devo fare i conti con la mia coscienza, non solo con l'elettorato.
Cittadino: La sua coscienza, signore, non finisce mai di stupirci.
Tricky: La ringrazio.
Cittadino: Potrei farle una domanda riguardo al tenente Calley e alla sua condanna per l'uccisione di ventidue civili vietnamiti a My Lai?
Tricky: Certo. Lei lo cita, presumo, come un ulteriore esempio del mio rifiuto di fare la scelta più popolare.
Cittadino: In che senso, signore?
Tricky: Ebbene, sull'onda della protesta pubblica contro quella condanna, la scelta più popolare – la scelta di gran lunga più popolare – sarebbe stata che io, in quanto comandante in capo, condannassi i ventidue civili disarmati per associazione a delinquere finalizzata all'uccisione del tenente Calley. Ma se lei legge i giornali, vedrà che mi sono rifiutato di farlo, e ho scelto di riesaminare solo la questione della colpevolezza del tenente, e non dei civili.
Eccetera.
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