Il Senato – attacca Grillo – va tenuto, va diminuito ma non va abolito come dicono questi qua perché, primo, il risparmio non è di un miliardo. E, secondo, devi diminuire i deputati e devi dare un compito diverso a pochi senatori che facciano delle commissioni magari di controllo.
Ora, a meno che il prof. Pertici collabori nottetempo con il M5s (senza dirmelo: dopo le cene con Civati, i dopocena con Grillo), la dichiarazione di Grillo fa pensare alla nostra proposta e a quella Chiti (e 21 altri al Senato).
Con una sola precisazione: che nemmeno Renzi abolisce il Senato, gli toglie il carattere elettivo. Tradotto: abolisce il voto per il Senato.
Due considerazioni e un post scriptum. Andrea Romano (Sc) ha dichiarato giorni fa che è «sacrosanta» la discussione sul carattere elettivo del Senato; Paolo Romani (Fi) ha espresso i suoi dubbi sul Senato di secondo livello; Mario Mauro (Pi) è stato ancora più duro e articolato; Quagliariello (Ncd) ha da sempre in mente un modello misto, elettivo e non. Insomma, peccato che nessuno lo dica, ma pare che la questione abbia una certa consistenza in tutte le forze politiche. M5s compreso, a questo punto, a meno che Grillo (come già per il Mattarellum) poi non si smentisca.
Secondo dato: sulle indennità dei senatori (uno dei paletti di Renzi) mi permetto di insistere: perché il Pd non rinuncia subito al finanziamento indiretto (di secondo livello?) da parte dei propri eletti, che si aggira intorno al 30% dell'indennità complessiva che i suoi parlamentari percepiscono (comprese le spese per stare a Roma: tolte quelle, si arriva quasi alla metà). E' una decisione che riguarda il Pd, che per altro aveva sfidato e minacciato Grillo di fare lo stesso con il finanziamento pubblico (era la prima assemblea nazionale dopo le primarie, in cui c'era anche Letta premier). Così potremo dire che i parlamentari sono già a metà prezzo e che anche il Pd fa, come organizzazione, i sacrifici che chiede agli eletti. Perché fare tra un anno quello che possiamo fare subito?
P.S.: se davvero il M5s è disponibile a votare le cose proposte da altri se vanno nella giusta direzione, perché non farlo sulla riforma della Costituzione, che è il 'posto' (e il momento) giusto?
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