Quando presentai (a Milano) il libro di Marta Serafini dedicato a Federico Pizzarotti (Add editore) a un certo punto dissi che il “Pizza” doveva essere più chiaro sulle espulsioni, perché aveva – secondo me – parlato troppo in politichese.

Lo chiamai così, non per prenderlo in giro, ma perché mi ricordavo che a Parma Pizzarotti ogni tanto lo appellano così, con tono amichevole. E perché, insomma, volevo accompagnare una nota critica con un po’ di simpatia.

Un militante del M5s si arrabbiò moltissimo, e mi prese a male parole perché non avrei dovuto chiamarlo così, che ero un volpone, che mancavo di rispetto, ecc.

Oggi guardate come lo chiama il blog di Grillo, dedicandogli un attacco molto più violento del mio. Capitan Pizza.

N.B.: secondo la solita letteratura (clandestina) quella sera con Pizzarotti avremmo messo a punto chissà quale piano. Invece arrivai colpevolmente tardissimo e dovetti andare via immediatamente, non potendo scambiare con Pizzarotti se non le chiacchiere pubbliche che sono state riprese e mandate in onda sul web e in tv. Mi sono reso conto ora di non avere nemmeno il suo numero: gli avrei scritto che mi dispiaceva per l’attacco di oggi, a freddo e un po’ insensato. Lo faccio da qui.

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