Ma le primarie non erano da riformare, da limitare ai soli iscritti, da registrare con un albo, da modificare alla luce del modello tedesco (minuscolo)?

Perché mi pare che tutti festeggino, ora. E giustamente, dico io. Anche coloro che, ai massimi (maiuscolo) livelli, volevano riformare la competizione.

In compenso, qualche amabile commentatore sostiene che i 'rottamatori' abbiano perso, perché il secondo arrivato si era definito tale, adottando dei toni molto aggressivi e brandendo la questione anagrafica (toni che non mi appartengono, come ognun sa). E poi, ovviamente, perché ha vinto Fassino, esponente di punta della «vecchia guardia» (absit).

Devo dire che le critiche sono, al solito, parecchio ingenerose, perché un candidato dei torinesi di Prossima Italia ci sarebbe anche stato. Si chiama Roberto Tricarico, ma non aveva le tessere sufficienti per correre. E, all'insegna di una norma rigida e di una rigida osservanza alla norma, non ha corso.

La più nota 'rottamatrice' (Ilda, perdonami) ha poi addirittura sostenuto la candidatura di Fassino, sulla base di un'argomentazione molto articolata.

Una volta ristabilita una minima verità dei fatti, dirò la mia. E la mia è più critica ancora di quanto non siano le osservazioni dei commentatori, perché c'era tutto lo spazio – una volta 'saltata' in malo modo l'opzione Profumo – per una candidatura di progresso e di rinnovamento, nello spirito di Oltre e di Prossima Italia. Andava semplicemente presentata per tempo (ben prima di infilarsi nel tunnel burocratico dal quale non si è più usciti).

L'ho detto allora e lo ripeto oggi. Solo che non sono un capobastone (data la misura, un capobastoncino) e non posso obbligare nessuno a fare quello che ritengo più giusto. Che sia stato un errore, però, non ci piove.

Ultima nota per Piero Fassino: in campagna elettorale ha spiegato che puntava moltissimo sul ricambio generazionale, facendosene garante. Di più, promotore.

In un'intervista all'Unità, poche ore prima del voto, rispondendo alla domanda «Come ha convinto buona parte dei “rottamatori” ad appoggiarla?», si era addirittura spinto a dire:

«Parlando dei miei progetti per la città. È significativo che tutta l’area dei dirigenti giovani che ha come riferimento Matteo Renzi, si sia schierata con me, così come gran parte dei giovani consiglieri comunali. Io faccio della mia esperienza un patrimonio da condividere proprio con i più giovani, la nuova classe dirigente. E intendo anche formare la giunta, se sarò io il sindaco di Torino, con il 50% di donne».

Un patrimonio da condividere proprio con i più giovani. Proprio a partire dai 'rottamatori'. Perché Torino può diventare un laboratorio, in questo senso, alla luce anche dell'ottima esperienza amministrativa maturata da Curti, Tricarico e da altri con Chiamparino. E la partita che (sbagliando, come ho detto) non si è voluto giocare prima, si può giocare ora. All'insegna di quella cosa che si chiama politica.

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