L’ultima notizia sulle riforme è che oggi sono state oggetto di un “vertice” che addirittura un tweet del gruppo Pd del Senato presenta come momento di trattativa governo-gruppo.
A Palazzo Chigi, sede del Governo. Che quindi non è la sede giusta.
Soprattutto, però, a suscitare dubbi è l’insieme dei partecipanti: il presidente del Consiglio dei Ministri, la ministra delle Riforme, il capogruppo del Pd al Senato e la presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato (che ha assunto anche il compito di relatore di maggioranza).
L’insieme sembra davvero poco opportuno. Il governo non dovrebbe avere, in materia, più che un potere di proposta. Che forse potrebbe evitare di esercitare e che in ogni caso ha esercitato, in questo caso, in modo troppo unilaterale (con forti impuntature, almeno fino a due giorni fa).
Il Pd – come noto – vede al suo interno, su questo tema, una divisione significativa (una ampia parte dei suoi senatori avendo firmato un testo alternativo a quello del governo) che il presidente del gruppo dovrebbe interpretare con rispetto di tutti (come – direi – il segretario del partito che nel caso siede anche a Palazzo Chigi).
La presidente della Commissione Affari costituzionali, poi, dovrebbe garantire anzitutto che tutti i testi (oltre cinquanta) presentati abbiano la giusta attenzione, non risultando che al governo debba essere in alcun modo riservato un ruolo preminente (tra l’altro, su cinquanta, solo pochissimi testi prevedono la non-elettività dei senatori, come sembra ancora volere il governo).
Per questo la visita, anzi, il “vertice”, a Palazzo Chigi proprio non ci stava.
Ci piacerebbe un maggiore rispetto delle forme, che fanno la sostanza, e dei ruoli. Crediamo, insomma, che si debba mantenere senso delle istituzioni (troppo spesso trascurato), che poi è semplicemente rispetto dei cittadini, e quindi – detto senza enfasi – della sovranità popolare. Già.
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