In controtendenza rispetto a leggi elettorali con le quali gli elettori non riescono a scegliere gli eletti, a Province che non eleggeremo più, ma che per ora rimangono (con tanto di potere di imporre tasse), all’insistenza per creare Senati composti nei modi più fantasiosi purché non elettivi, da alcuni mesi cerchiamo di richiamare l’attenzione sulla partecipazione. Sulla necessità che i cittadini partecipino alle scelte di chi li governa. In Italia e in Europa.

Soltanto in questo modo possiamo sperare di riavvicinare i cittadini alla politica. Dobbiamo farlo restituendo ai partiti la loro funzione di strumenti di partecipazione – con metodo democratico – alla determinazione della politica nazionale, restituendo la possibilità di scegliere gli eletti e abbandonando l’idea di diminuire le sedi e le modalità di rappresentanza. Ma dobbiamo farlo anche rivalorizzando gli strumenti di democrazia diretta, che in più fasi della nostra storia hanno svolto una funzione essenziale, essendo stati capaci di sbloccare momenti di grave impasse politica, e anche valutare l’introduzione di nuove forme di partecipazione.

In questa logica abbiamo chiesto ai senatori che avevano condiviso con noi il percorso che ha portato al progetto di revisione costituzionale alternativo a quello del Governo (AS 1420 Chiti e altri) di presentare anche alcuni emendamenti volti a valorizzare gli istituti di partecipazione: dal referendum abrogativo, per il quale si chiede un abbassamento del quorum di validità, alla iniziativa legislativa popolare, per la quale, invece, riteniamo debba essere garantito l’esame da parte delle Camere, diversamente potendo essere gli stessi cittadini a pronunciarsi direttamente, come più volte (a partire da Mortati), in diversi modi, è stato proposto in passato.

Nei prossimi giorni presenterò alla Camera un progetto di revisione costituzionale che riprenda organicamente queste proposte. In sostanza, mentre altre iniziative spingono per una diminuzione delle occasioni di scelta degli elettori si cercherà di ampliarle, nella convinzione che degli elettori non basti ricordarsi ogni cinque anni, ma che il loro apporto sia fondamentale anche tra un’elezione e l’altra.

Per una democrazia più consapevole e più partecipata.

Per celebrare nel modo migliore il 2 giugno.

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