Per prima cosa: i senatori che si sono autosospesi non sono tutti civatiani (che poi spero per loro che ‘civatiano’ non lo sia nessuno). Sono persone autorevoli, che hanno storie molto diverse, che non si fanno ispirare da nessuno se non da se stessi. Con me (nel senso di Civati) condividono il punto politico che in questi mesi abbiamo più volte provato a rappresentare, rispetto alle riforme costituzionali. Sono stati eletti con Bersani candidato, e fanno parte di ‘correnti’ diverse.
In secondo luogo: sorprende che molti, in pochi mesi, siano passati dal dissenso strategico all’ortodossia di partito. Ricordo che quando si trattava di votare il presidente della Repubblica, esisteva addirittura un candidato renziano (Sergio Chiamparino). E ogni cosa che faceva il governo precedente (anche l’attività di alcuni ministri, che sono rimasti tali anche nel successivo esecutivo) era criticabilissima, anzi di più, da tutto e da tutti, sui giornali e sulle televisioni. Comprese le richieste di dimissioni dei ministri, le scelte di fondo, la politica delle alleanze. Tutto quanto. Incessantemente.
Terza e ultima considerazione: meno male che non lo hanno ancora eliminato il Senato (che poi, com’è noto, non sarebbe eliminato, ma solo ripensato, nella proposta del governo). Se lo avessero già ‘eliminato’, la figuraccia di ieri sul voto sulla responsabilità civile dei magistrati sarebbe stata irrecuperabile. E dire che al pasticcio si porrà rimedio in Senato, fa un po’ sorridere, in effetti.
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