Mentre la ministra competente sembra alla ricerca di cavilli per ritardare ancora il riconoscimento di una più pieno diritto alla procreazione, anche attraverso l’eterologa, i giudici intervengono per assicurare che questo diritto sia effettivamente e immediatamente rispettato.

Il Tribunale di Bologna – come ci ricorda Marina Terragni, che già aveva criticato i tentativi del Governo di bloccare l’applicazione della legge – ha infatti stabilito che, dopo la sentenza 9 aprile 2014 n. 162, con cui la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto di ricorso alla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, questa è oggi già possibile, senza bisogno di ulteriori interventi (quelli, cioè, che il Governo invoca un po’ confusamente).

I giudici bolognesi affermano infatti che l’eterologa è una species della procreazione medicalmente assistita e quindi, dopo la decisione della Corte costituzionale, una delle tecniche consentite per realizzare le finalità previste dalla legge 19 febbraio 2004, n. 40. Quindi, interventi di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo possono essere realizzati nelle strutture autorizzate e nel rispetto delle disposizioni della stessa legge 40.

È stato così escluso qualunque vuoto normativo, del resto già negato dalla stessa Corte costituzionale, la quale aveva detto che «nella specie sono […] identificabili più norme che già disciplinano molti dei profili di più pregnante rilievo, anche perché il legislatore, avendo consapevolezza della legittimità della PMA di tipo eterologo in molti paesi d’Europa, li ha opportunamente regolamentati, dato che i cittadini italiani potevano (e possono) recarsi in questi ultimi per fare ad essa ricorso, come in effetti è accaduto in un non irrilevante numero di casi» e che non vi sono «incertezze in ordine all’identificazione dei casi nei quali è legittimo il ricorso alla tecnica in oggetto».

Quindi, i pericoli invocati dal ministro non sussistono e alcuni aspetti di dettaglio sono demandati a disposizioni mediche specifiche che, in attesa delle Linee Guida, possono essere individuate nei protocolli delle Società Scientifiche, salva l’adozione di delibere come quella della Regione Toscana.

Si fa così un ulteriore passo avanti verso l’eliminazione degli aspetti più oscurantisti della legge sulla procreazione medicalmente assistita voluta dal secondo Governo Berlusconi, oggetto – come noto – di più dichiarazioni di incostituzionalità, tra cui, appunto, quella relativa al divieto di eterologa per le coppie non fertili, di cui avevo a suo tempo già detto.

Tuttavia, mentre i giudici – costituzionali e comuni – cercano di assicurare piena tutela ai diritti costituzionali dei cittadini italiani, garantendo loro le stesse possibilità di quelli della maggior parte dei paesi europei, non altrettanto fanno, purtroppo, le istituzioni politiche. I Parlamenti e i Governi che sono venuti dopo quello che volle quella legge simbolo di un’impostazione oscurantista non solo non hanno cambiato impostazione, ma anche a fronte dell’intervento della Corte, volto ad assicurare il rispetto delle minime garanzie costituzionali, sembrano volersi mettere di traverso.

Certamente questo è dovuto anche al fatto che nessuna maggioranza progressista – o di sinistra – ha più governato l’Italia. Come noto siamo passati dalla destra alle larghe intese, in corso da quasi tre anni, che sui temi cosiddetti “eticamente sensibili” molto difficilmente riusciranno a fare qualcosa di buono e di utile per i cittadini e la tutela dei loro diritti.

E questo nonostante sulla eterologa non occorra fare nulla, come aveva già detto la stessa Corte costituzionale e ora ribadisce il Tribunale di Bologna.

Dopo una serie di autorevoli prese di posizione in merito, a partire, naturalmente da quella del Presidente della Corte costituzionale, in un’intervista a Il Messaggero, cui si può aggiungere quanto scritto, qualche giorno fa, su Il Manifesto, da Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Coscioni.

L’opinione è peraltro condivisa da numerosi giuristi, che – in testa Stefano Rodotà – hanno lanciato e sottoscritto un appello che è possibile firmare on line (come noi vorremmo che fosse possibile per tutte le iniziative dei cittadini) e trovate qui.

Ecco, per tutto questo, in realtà, speriamo che il governo desista dai suoi propositi di intervento in via legislativa, con l’intento – dichiarato – di restringere ancora il campo di applicazione dell’eterologa.

Come voleva fare con il decreto legge, che il Consiglio dei ministri ha poi deciso di non adottare, ufficialmente per consentire al Parlamento una più ampia discussione (cosa della quale non si preoccupa, in realtà, neppure quando sono in ballo le riforme costituzionali), più probabilmente perché diviso, e che poneva molti – troppi – paletti, che rischierebbero di violare, o quantomeno eludere, la decisione del giudice costituzionale. Come ha continuato a fare quando la ministra ha scritto ai gruppi parlamentari, chiedendo loro di formulare proposte, che auspica – naturalmente – in linea con il decreto mai divenuto tale, di cui ha inviato comunque la bozza.

L’eterologa, la ministra nonostante, è già possibile.

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