Mentre Sacconi celebra il superamento dell’articolo 18, l’articolo 18 non è contemplato né dalla delega né dall’emendamento del governo che si delega da solo.

Anche per questo da Palazzo Chigi fanno sapere:

Fonti di Palazzo Chigi sottolineano, contrariamente a quanto riportato oggi da organi di stampa, come il voto di oggi sulla fiducia in Senato sul Ddl Lavoro riguardi “evidentemente l’articolo 18. Lo si è spiegato per mesi ovunque, persino nelle sedi di partito. La delega attribuisce al governo il dovere di superare l’attuale sistema e Renzi ha indicato con chiarezza la direzione. Chi vota la fiducia vota la fiducia al presidente del Consiglio e al Governo che sostengono la necessità di riformare l’intero mercato del lavoro, come esplicitato dalla delega. Che, essendo delega, non può che avere la portata definita dal testo normato”.

Ora, a parte che per mesi, anzi, per anni, fino a qualche settimana fa, l’attuale premier aveva detto cose molto diverse da quelle che dice ora, proprio sull’articolo 18, e magari cambia idea di nuovo (gli capita spesso), vorremmo capire se esiste, nel nostro ordinamento, la fiducia psicologica o orale, che prescinde dai testi che si votano. La fiducia è sulla legge delega e in Senato tra l’altro si vota una volta sola, per la fiducia e per l’oggetto. Quindi? Che cosa stiamo votando? L’abolizione dell’articolo 18 come dice Alfano, il superamento dello Statuto come dice Sacconi, il cambiamento più profondo nella storia dell’umanità come dicono da Palazzo Chigi o semplicemente una delega che non chiarisce nulla di tutto questo e che non consente al governo di fare le cose che dice di voler fare?

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