Gli 80 euro confermati per il 2015 costano allo Stato mancati introiti per quasi 12 miliardi di euro.

Il reddito minimo garantito, per cui si ‘garantirebbero’ 400 euro al mese a tutti gli italiani, costerebbe meno di 8 miliardi di euro, secondo una stima credibile. E renderebbe universale un sussidio particolarmente urgente in un Paese in cui la povertà scoppia (ma la politica non ne parla: difficile mettere la povertà sulle slide), renderebbe liberi molti giovani (non) lavoratori e dignitosa la vita di molte famiglie in difficoltà.

Cerchiamo di capirci: fare debito per dare 80 euro in più a chi lavora è una bella cosa (chi lo potrebbe negare?) ma ha un costo molto alto e non cambia certo il sistema.

Fare debito per l’RMG, invece, sì. E per quanto riguarda le tasse, sarebbe ora di ristrutturare in senso progressivo le aliquote, con uno sguardo più sistematico, appunto, sul sistema contributivo italiano.

Se dobbiamo riflettere sui destini della nostra economia, si impongono scelte rivoluzionarie, non accomodamenti alla situazione in cui viviamo. E questa deve essere la critica vera alle riforme (che non lo sono, non lo erano, non lo sono mai state).

P.S.: il bonus Irpef ha lasciato irrisolte molte questioni: dall’incapienza dei lavoratori dipendenti a più basso reddito alla disparità rispetto alle altre categorie di percettori a parità di reddito, fino alle distorsioni nella curva delle aliquote effettive per gli stessi percettori: quelle marginali arrivano a sfiorare il 100%, nella fascia 24-26.000 €, producendo un disincentivo all’incremento di produttività e di reddito: in quella coorte (che è molto numerosa, centrale nell’insieme del lavoro dipendente), per ogni 100 euro di reddito in più ne restano in tasca una quindicina. La soluzione consiste in una vera riforma caratterizzata dalla semplificazione e dalla trasparenza: separare l’Irpef dalle misure di sostegno ai nuclei familiari, da sostituire con un nuovo assegno, decrescente al crescere del reddito familiare (equivalente) e ridisegnare le aliquote in modo trasparente, con aliquote effettive progressive, non decrescenti. Impegnando su una manovra con queste caratteristiche le risorse oggi destinate al bonus si potrebbero sostenere davvero i redditi più bassi e, utilizzando anche quelle derivanti dalla riconversione della spesa per ammortizzatori sociali integrate dal miliardo e mezzo, garantire un reddito minimo garantito, come assegno di 400-500 euro, per tutti i cittadini maggiorenni che siano alla ricerca di un lavoro.

P.S./2: anche sull’Irap si dovrebbe scegliere una strada meno indiscriminata, che finisce con il premiare i grandi e non i piccoli e di non selezionare come si dovrebbe (all’insegna della logica della Sabatini, di cui abbiamo già parlato) chi investe e sceglie l’innovazione. Dovremmo fare come in Trentino, come ripeto da tempo, dove entrambe le cose qui citate – reddito minimo e Irap ridotta per chi fa bene – ci sono già.

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