«Ma chi li ha eletti?»: breve storia di un governo «aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche» e delle contraddizioni che ne conseguono.
Ieri il premier, mostrando la consueta capacità di confronto soprattutto con chi non è d’accordo con lui, ha detto che i sindacati: «se vogliono discutere le leggi si facciano eleggere».
Ora, a parte che noi parlamentari siamo eletti (anche se con una brutta legge elettorale incostituzionale che è però quella che legittima il Parlamento grazie al quale questo Governo sta in piedi) e però con noi il governo evita di discutere, andando avanti a forza di decreti legge e voti di fiducia, ogni settimana…
A parte che con il governo non si possono «discutere le leggi» perché – a differenza di quanto molti componenti dell’esecutivo ritengono – il potere legislativo spetta alla Camere, mentre al Governo spetta solo l’iniziativa legislativa. E, quindi, a maggior ragione per discutere una proposta di legge certo non è necessario essere eletti, perché molti esponenti del governo – ovviamente – non lo sono, premier compreso…
E, ancora, a parte il fatto che il governo non è mai eletto perché esiste sempre solo grazie al voto di fiducia del Parlamento, che è l’unico eletto (speriamo presto con modalità più democratiche, come ci ha chiesto la Consulta) e che però questo governo e il suo vertice lo sono – per così dire – ancora meno degli altri, perché risultano da una manovra interamente di Palazzo e addirittura di sede di partito (in quali elezioni infatti abbiamo proposto un governo di larghe intese, anzi due?)…
Ecco, a parte tutto questo, proprio nel compiere quella manovra di «palazzo di partito», la direzione nazionale del Pd deliberava un testo di cui sembra significativo, oggi, un passaggio:
La Direzione del Partito Democratico, esaminata la situazione politica e i recenti sviluppi, ringrazia il Presidente del Consiglio Enrico Letta per il notevole lavoro svolto alla guida del governo […]
rileva la necessità e l’urgenza di aprire una fase nuova, con un nuovo esecutivo che abbia la forza politica per affrontare i problemi del Paese con un orizzonte di legislatura, da condividere con la attuale coalizione di governo e con un programma aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche.
In sostanza, quando l’attuale premier e il Pd nella sua larghissima maggioranza (esclusa la minoranza congressuale rappresentata dal vostro affezionatissimo) premevano per formare un nuovo governo, in tutto simile al precedente tranne che per la figura del premier, il programma doveva essere «aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche». Tra cui ci sono di certo anche i sindacati dei lavoratori (no?).
Dopo qualche mese però a queste forze sociali ed economiche non è riconosciuta nessuna possibilità di incidere sulle proposte (dico: proposte, perché le decisioni – quando si tratta di leggi le deve assumere il Parlamento), perché il programma cambia sempre e quindi in sostanza non esiste, come ho ricordato più volte, e guarda caso sempre dall’altra parte. A destra purtroppo. Anche perché – è l’ultima trovata – i sindacati chi li ha eletti? Invece gli altri interlocutori del governo sono tutti eletti? Sicuri?
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