Erano settimane che l'aspettavo: nella citazione letterale, chissà quanto consapevole, del Berlusconi d'inizio secolo che sembra avere contagiato mezzo gruppo dirigente del Pd, ecco che finalmente è arrivata anche l'accusa di «invidia» agli avversari politici. A incaricarsene, oggi, in un'intervista a Repubblica, l'attuale sindaco di Firenze. Il titolo dell'articolo è una ripresa di un famoso testo della Seconda Repubblica: «c'è una parte della sinistra che sembra assecondare quell'Italia invidiosa e spaventata».
In effetti, attraversando le piazze si trovano disoccupati, cassintegrati e precari che trasudano invidia da tutte le bandiere.
P.S.: nell'intervista c'è anche un'altra chicca: «Preferisco accordi chiari al Nazareno che patti delle crostate. Quel tempo è finito». Ora, vorrei proprio capire che differenza c'è tra le crostate e il serial di incontri riservati con Verdini e Berlusconi. Davvero.
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