Alla Camera, mentre prosegue – indefesso – il dibattito sulle riforme costituzionali, apprendo che quello che stiamo votando è un “monocameralismo partecipato”.
La definizione, coniata alla bisogna dai ricostituenti di turno, è del tutto ingannevole.
Quello che stiamo votando non è un monocameralismo.
Il monocameralismo si ha con una sola Camera, mentre questa riforma ne prevede due, anche se la seconda è una Cameretta, che però vota anche la Costituzione e la legge elettorale, in un cortocircuito totale.
Il monocameralismo, al quale ci eravamo detti disponibili, naturalmente nell’ambito di una riforma costituzionale che rafforzasse diversamente le garanzie (per i diritti dei cittadini), è stato scartato. Senza nessuna motivazione.
Ma soprattutto, ci si chiede, da chi sarebbe partecipato questo monocameralismo (che monocameralismo non è)? Forse dai consiglieri regionali e un pugno di sindaci che non sappiamo a che titolo sarebbero rappresentativi delle istituzioni territoriali? Di sicuro questo monocameralismo, anzi, bicameralismo, non sarebbe partecipato dagli elettori, che – come abbiamo detto (#AppartienealPopolo) – partecipano sempre meno.
Diciamo che più che un monocameralismo partecipato, per gli elettori è un bicameralismo escludente. E per questo rimango profondamente contrario.
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