«Tu ci hai capito qualcosa? Chi c’è dietro, i Cobas?».
«No prefetto, né sindacati, né partiti. Sembra uno sciopero spontaneo, autoconvocato».
«Non prendermi per fesso, nessuno è in grado di organizzare un tale casino senza un’organizzazione alle spalle. Forse c’è lo zampino di qualche paese straniero, qualche ambasciata».
«Non credo…». «E certo, stavo scherzando. Chissà cosa ne pensano i servizi».
«Se non lo sa lei, prefetto».
«E poi che diavolo vogliono, si è capito?»
«Guardi, io ne so meno di voi».
Quando la realtà supera la fantasia. E le aspettative. E le timidezze. Vladimiro Polchi, giornalista di Repubblica, nel suo bel libro, Blacks out. Un giorno senza immigrati (Laterza), immagina che cosa accadrebbe se il 20 marzo 2010, a partire dalle ore 00.01, se gli stranieri che lavorano in Italia si fermassero per un giorno intero. Un giorno senza di loro, uno sciopero degli stranieri: un’idea di sicuro effetto, già frequentata in passato da Massimo Ghirelli e ripresa qualche giorno fa da Giuseppe Culicchia. La lettura di Blacks out è utile e dilettevole, perché si tratta di un romanzo che offre, però, anche una precisa analisi di quello che succede realmente in Italia a chi è ‘straniero’, attraverso fonti, dati attendibili e testimonianze di grande profilo. Fa piacere allora sapere che quella che nel libro di Polchi è una suggestione letteraria sia diventata iniziativa politica a tutti gli effetti. Senza etichette, né sigle, ma con le adesioni di molte associazioni, di tanti italiani e di numerosi stranieri. Proprio così: un giorno di sciopero. Per gli stranieri. E gli italiani che vorranno associarsi. Domattina i promotori dello Sciopero degli stranieri presenteranno l’iniziativa a Milano, alle ore 11.30, in via Jommelli, 24, presso lo Spazio Tadini. Chi non sciopera, sa benissimo che cosa si perde.
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