Ci sono molti spiritosi che commentano scrivendo cose del tipo:

Civati ieri protestava per le riforme con Berlusconi e oggi protesta per le riforme senza Berlusconi” (aggiungendo: “e oggi esce dall’aula come Brunetta”).

Faccio notare, con calma olimpica, che queste sono riforme fatte con Berlusconi (vedi alla voce: qualità) e anche senza Berlusconi, perché non hanno più nemmeno i suoi voti (vedi alla voce: democrazia).

Che votarle da soli significa contravvenire al primo obiettivo che ci si era dati (ma forse non era così vero, come al solito).

E che non c’è stato il coinvolgimento di nessun gruppo, nella discussione alla Camera, se non di Alfano (ex-Pdl) e degli alleati di Scelta Civica e gruppi derivati. Nessun altro.

Che senza i parlamentari ex-Sel e ex-5s non ci sarebbe nemmeno il numero legale.

Che stiamo votando una riforma che nelle votazioni degli articoli non raggiunge nemmeno la maggioranza dei 315 voti.

Che se lo schema rimane questo in Senato non ci saranno nemmeno i voti per farle passare.

Che, come ho spiegato ieri, io votavo contro anche quando Berlusconi c’era, soprattutto sui due primi articoli, quelli fondamentali, perché la discussione in aula è iniziata nell’era a. M. (prima dell’elezione del Capo dello Stato).

Che ho votato come i colleghi del Senato, a cui veniva rimproverato di non capire il Patto esattamente come a me viene rimproverato di non capire che è meglio che non ci sia il Patto, dalle stesse persone con le stesse parole e gli stessi toni ultimativi.

Che non esco dall’aula come Brunetta, ma al massimo come Stefano Quaranta e Celeste Costantino, che hanno motivato, in queste settimane, con argomenti precisi, la loro contrarietà alla sostanza delle riforme.

Che questa comunque è e rimane una riforma del Patto, sulla base della proposta originaria di Renzi: una brutta riforma, la cui responsabilità deriva completamente dalle scelte del Pd.

Che il metodo ha peggiorato un merito che mi vedeva già molto contrario.

E che sulla Costituzione un parlamentare è libero, come diceva giustamente anche il segretario del Pd qualche tempo fa.

Che se tutti riescono sempre a cambiare posizione, facendo ragionamenti contorti e in continua smentita dei precedenti, io semplicemente non la cambio.

Non mi piaceva il Patto e la riforma a cui aveva portato e non mi piace nemmeno ora. Quindi non partecipo e alla fine voto contro. Semplice, no?

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