Intervento di Rocco Olita, al solito molto opportuno, sulla retorica della maggioranza di cui leggiamo a ogni tweet.
La vulgata ampiamente diffusa dai megafoni del potere (poi ci si chiede perché scivoliamo nelle classifiche sulla libertà di stampa) è: “da quando in qua in una democrazia a decidere sono le minoranze”. Già, appunto. Quelli che oggi si dicono maggioranza in Parlamento, in realtà lo sono esclusivamente per gli effetti di una legge elettorale (peraltro giudicata incostituzionale, a proposito di Costituzione) che tali li ha resi. La maggioranza di governo, quella che rivendica, come dice Renzi, “il diritto e il dovere di fare le riforme”, è composta dal Pd (che alle elezioni con cui nasce questa legislatura aveva il 25,4% e ha ottenuto il premio di maggioranza anche grazie ai voti di Sel, ora all’opposizione), Centro democratico (0,5%), Svp (0,4%), montiani sparsi e Udc (che in tutto non andarono oltre il 10,5%) e Ncd (che a quelle elezioni nemmeno c’era, e che a esser buoni si può accreditare del 4,4% delle ultime consultazioni a cui ha preso parte). A quanto siamo? 41%? Al massimo, volendo seguire la logica di quanti vedevano nel responso delle Europee un viatico per le riforme, la stessa può essere accreditata del 45-46%: vi pare maggioranza?
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