A me l’intervista di Grillo (la trovate sul Corriere di oggi) è piaciuta (molto).

Ha ragione soprattutto sulla povertà, quando auspica «tutte le convergenze del mondo» e parla di povertà come di una «malattia» e non di un «reato».

Grillo insiste – con parole misurate e con una spiegazione più dettagliata del solito – sul «reddito di cittadinanza» che si è trasformato, però, opportunamente in un «reddito minimo garantito» (espressione più corretta e precisa, perché il reddito di cittadinanza è strumento non condizionato e prescinde dalla situazione del reddito, del patrimonio e dell’occupazione), come nella proposta che caldeggio da tempo, trovando molte difficoltà e pochissimo ascolto nel Pd.

Lo avevamo peraltro proposto con gli emendamenti alla legge di stabilità, ricordando che «sotto agli 80 euro» non c’era nulla, che la questione va affrontata con due mosse: l’introduzione del reddito minimo e la revisione in senso progressivo delle aliquote.

Così si otterrebbe il risultato di mantenere i benefici per i ceti medio-bassi (non con un bonus, ma con una scelta più universale, per chi ha le stesse condizioni di reddito, perché oggi NON è così) e di aiutare chi è sotto quella soglia, chi perde il lavoro ma anche chi lo cerca.

Le due mosse le presenteremo il 18 marzo a Roma (dettagli e contenuti li presenteremo nei prossimi giorni), saranno il secondo pezzo (dopo le rifome per la partecipazione e la rappresentanza, di cui abbiamo scritto in Appartiene al popolo, tra l’altro) del progetto di governo che abbiamo lanciato a Bologna, a dicembre, sulla base del patto repubblicano che in molti avete sottoscritto.

E con questa iniziativa presenteremo Possibile come luogo politico di proposta e di alternativa (un’alternativa, appunto, possibile e di governo), perché le cose possono cambiare e il trasformismo può lasciare spazio a una vera trasformazione dei rapporti di potere, perché tutti ritrovino umanità e dignità.

L’obiettivo è quello di promuovere – senza guardare alle provenienze, ma esclusivamente agli obiettivi e alla sostanza delle cose – una politica che in Italia si fatica a vedere. E che può nascere con il contributo di molti. Anzi, moltissimi.

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