Maurizio Landini discute con Marco Damilano su l’Espresso liquidando tutte le forme esistenti di sinistra politica. Se la prende con Sel, scrive Damilano, che non è più un riferimento. Adotta l’argomento renzian-grillino per cui gli esponenti della ‘minoranza’ del Pd sono solo preoccupati della loro ricandidatura. Dice che il suo progetto non si colloca né a destra, né a sinistra.
Ora, ho già detto che sabato sarò in piazza, come ogni anno, alla manifestazione sindacale della Fiom. Però trovo fuori luogo certe parole – non credo, per esempio, che si possa dire di Gianni Cuperlo, con cui ho avuto spesso da discutere, che la sua posizione è determinata dalla preoccupazione della poltrona – e mi sembra che di tutto abbiamo bisogno tranne che del narcisismo delle piccole differenze, per cui ci si attacca tra simili, con la pretesa di essere nuovi e decisivi a discapito degli altri.
Ho letto la piattaforma presentata dalla Fiom, ci sono molte cose condivisibili, ma molte altre sono lontane da un compiuto progetto di governo (che pure dalle parole di Landini traspare almeno come intenzione). Di questo dobbiamo discutere. Altrimenti finisce come sempre a sinistra: che si fa un favore alla destra – politica e sociale – in tutte le sue forme.
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