Oggi, palazzo Madama, Senato della Repubblica: il senatore Alberto Airola (M5s), che aderisce all’intergruppo, presenta la proposta di legge del M5s.
Coltivare quattro piante. Non essere costretti a entrare in contatto con la criminalità, né spendere troppo per via sanitaria.
Airola ricorda che l’argomento è trasversale. Dice che è molto strano che a livello regionale ci siano delle norme condivise trasversalmente da tutti o quasi, anche a destra (come in Veneto), mentre a livello nazionale non se ne possa parlare.
Ricorda anche che l’argomento non è solo sanitario, ma è centrale per l’agricoltura, l’economia in generale, le carceri, la giustizia nel suo complesso e, ovviamente, la lotta alla criminalità organizzata.
Andrea Trisciuoglio (La Piantiamo!), malato di sclerosi multipla, si cura con la cannabis che l’azienda sanitaria tramite l’ospedale gli fornisce. Denuncia che sono solo 60 i pazienti che accedono alla cannabis. Una percentuale minima se si pensa al numero dei malati che potrebbero giovarsene. Dal 29 gennaio 2013 Trisciuoglio promuove il primo e unico Cannabis Social Club in Italia. Propone ai parlamentari di adottare un paziente, piantando una pianta per ciascuno e destinandola ai pazienti stessi. Da ultimo, parla di un episodio che gli è capitato qualche giorno fa, quando è stato fermato dai carabinieri per ore, con il sequestro del medicinale che legittimamente portava con sé.
Giancarlo Cecconi, portavoce di Ascia, che promuove l’autoproduzione fin dai tempi della Fini-Giovanardi. Anche Cecconi ci parla dei ritardi e del tempo perduto, in questi anni, e della difficoltà di sbloccare la situazione: è la politica italiana a doversene fare carico, non solo la magistratura, non solo la Consulta, non solo l’Onu.
In Spagna lo hanno fatto, ai tempi di Zapatero. Da noi, quando (mai)?
Con Possibile, parleremo degli stessi argomenti il 20 aprile, quando la Nazionale AntiProibizionisti scenderà in campo a Milano.
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