Questo è il tempo di decidere: è da 20 anni che si rinvia, che non si fa.
Capita di leggere status su Facebook così, da parte di colleghi parlamentari.
Posizioni legittime, si intende, esattamente come le mie.
Però, posso dirlo: non è vero niente. L’ho già detto, ma davvero non se ne può più.
Non è vero che sono vent’anni che si deve fare la riforma elettorale (e anche quella costituzionale). Di riforme elettorali ne sono state, eccome, si è passati – giusto negli ultimi trent’anni – al Mattarellum, poi al Porcellum, poi si sono riformate in modo orrendo le leggi elettorali regionali. Poi ci sono state (o tentate) più volte consultazioni referendarie in proposito. Riforme in molti casi fatte male, a botte di maggioranza, così come le riforme costituzionali: su tutte, quella del titolo V, votata anche da colleghi che ora strepitano per cambiarla, e quella della cosiddetta devolution. E non si tratta degli ultimi venti anni, ma degli ultimi quindici.
L’unica differenza è che nessuno ha mai pensato di fare una forzatura nel bel mezzo di una campagna elettorale, minacciando la fiducia. Quello sì non lo si vede da vent’anni. Anzi, da più di sessanta. C’era De Gasperi, per dire. Che per altro spiegava che quella non era una legge truffa perché premiava chi aveva già ottenuto il 50% + 1 dei voti. Cosa che l’Italicum non fa, premiando con la maggioranza una minoranza. In quello, se proprio proprio, benché ‘corretto’ con l’eventuale secondo turno, è più simile alla legge Acerbo, che è del 1923. Erano vent’anni anche allora. Un ventennio, per la precisione. Novantadue anni fa.
Peraltro, da penultimo, segnalo che la riforma elettorale prevede che essa entri in vigore nel luglio del 2016, una previsione che la Camera, secondo il governo, non potrà modificare. Quindi, che fretta c’è? Scriviamo cose che non rispetteremo? Oppure fingiamo che non ci sia quella data?
Infine, certo che c’è bisogno di una legge elettorale e certo che bisogna farlo da due anni. Su questo, come sapete, non solo sono d’accordo: avrei fatto solo quello e sarei tornato a votare, appunto. Anche perché questa riforma che non si fa da vent’anni la sta approvando, con una maggioranza risicatissima, un Parlamento eletto con il Porcellum e un partito che gode del premio di maggioranza solo perché Sel era nostra alleata, altrimenti non avrebbe tutti quei parlamentari per approvarla. Premio prima e premio dopo. Bello.
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