Divieto di burqa, Mara Carfagna tuona: «subito anche da noi». Frattini non è d’accordo. Michele Ainis chiede prudenza. Ai teocon, tra l’altro, è il caso di far notare una piccola contraddizione:
Il modello francese è tra i più intransigenti nel vietare i simboli d’appartenenza religiosa, e infatti dal 2004 oltralpe c’è una legge che impedisce d’indossare a scuola non solo il velo islamico, ma pure la kippah o una croce un po’ troppo vistosa.
Quanto al Pd, la posizione di Sesa Amici mi pare condivisibile e seria. Non c’è fretta, non c’è emergenza. E, anche in questo caso, la mediazione è il concetto di riferimento e il criterio fondamentale. Anche perché Carfagna ha spesso affermato di voler vietare anche il niqab. Resta da capire quale tipo di velo sia eventualmente consentito e in quale condizioni vada escluso, perché anche l’argomento della sicurezza, in questo campo, è molto scivoloso. E quanto alla tutela dei diritti della donna, i cambiamenti – necessari e imprescindibili, perché il burqa è un pugno nello stomaco – vanno accompagnati dalla politica, non solo obbligati per legge.

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