Faccio notare che abbiamo appena votato l’articolo 2 del ddl anticorruzione.
L’articolo 2 modifica l’art. 165 del codice penale, relativo agli obblighi cui deve sottostare il condannato per potere accedere all’istituto della sospensione condizionale della pena.
La riforma, inserendo un ulteriore comma nell’art. 165 c.p., subordina la concessione della sospensione condizionale della pena al condannato per alcuni delitti contro la p.a. anche alla condizione specifica della riparazione pecuniaria nei confronti dell’amministrazione lesa (in caso di corruzione in atti giudiziari, nei confronti del Ministero della giustizia).
Tale riparazione – che è sempre ordinata al condannato per un delitto contro la p.a. in base all’art. 322-quater c.p. (introdotto dall’articolo 4 della p.d.l., cui si rinvia) – consiste in una somma equivalente al profitto del reato ovvero all’ammontare di quanto indebitamente percepito.
Si tratta di formula identica alla #propostacivati depositata parecchio tempo fa. In tempi non sospetti. In Senato l’iniziativa – identica alla proposta di legge presentata dal vostro affezionatissimo – l’avevano presa Lucrezia Ricchiuti e poi Sergio Lo Giudice e poi la maggioranza l’ha accolta.
Del resto dirò poi. Anche di quanti «no» abbia detto il governo a proposte giuste, di cui hanno parlato le massime autorità in materia e di cui ho diffusamente ragionato ne La condizione necessaria.
Poi dirò perché anche questa volta si poteva fare molto di più e di meglio. E come anche questa volta le cose migliori siano arrivate dall’asse tra i gruppi di maggioranza e quelli di minoranza, come già sugli ecoreati. Come direbbe Luca Bottura (scherzando), queste sarebbero le prime leggi del governo Bersani (ripeto: lo dice scherzando, calmi che vi vedo nervosetti).
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