Domenica voteranno circa diciannove milioni di elettori, con sette sistemi elettorali diversi, come spiegava pochi giorni fa Andrea Pertici.
Negli ultimi giorni è divenuto particolarmente nervoso il “partito della nazione” che, già unito a Roma, fa in queste elezioni alcune prove generali anche su base territoriale, in attesa di consolidarsi attraverso il Senato dopolavoristico dei consiglieri regionali che si voteranno tra loro in un vicendevole scambio di “cortesie”.
Dopo avere annunciato in lungo e il largo il cambiamento, sempre più vuoto di contenuti, il partito della nazione e i suoi “campioni” sono giunti a argomentazioni tipiche della vecchia – e deteriore – politica, fino al “voto utile”. Utile a chi intende solo occupare il potere, continuando una gestione che troppo spesso si cura di interessi particolari e personali, come i misfatti di numerose amministrazioni regionali, soprattutto negli ultimi anni, hanno dimostrato.
L’argomento è stato speso molto in Liguria, trionfo de “partito della nazione” sin dalle primarie con cui è stata scelta – a destra e (assai meno) a manca – Raffaella Paita, ignorando qualunque contestazione del risultato che in altri casi analoghi aveva portato all’annullamento del voto (penso, ad esempio, alle comunali di Napoli nel 2011).
Dopo tanta (e consueta) esibizione muscolare di noncuranza verso qualunque forma di dissenso da parte anzitutto del premier-segretario (del partito della nazione) si è infatti cominciato a temere che la candidata della nazione non ce la potesse fare.
Anche perché l’amministrazione regionale della quale la stessa Paita è autorevole esponente non è riuscita a fare approvare – caso unico in Italia – una nuova legge elettorale, di quelle che piacciono molto al partito della nazione, quelle per vincere comunque – con un bel premio senza limiti – a prescindere (più o meno) dal consenso dei cittadini.
Ecco, quindi, che con la legge ligure chi arriverà primo avrà – sempre e comunque – il premio di maggioranza ma fino ad un massimo del 20%. Per le abitudini del partito della nazione questo non è abbastanza (ci mancherebbe!) e quindi il timore è che la candidata “nazionale” – anche arrivando prima (e su questo il premier segretario nutre ormai seri dubbi) – non disponga comunque della maggioranza per governare. Da qui l’invito al “voto utile”… ad un governo che non può che essere quello della nazione, naturalmente. Ma per questo – lo ricordiamo – Paita potrà benissimo fare ricorso al soccorso di Toti: in fondo che differenza c’è rispetto a governare con Alfano? Un governo Pai-toti non sarebbe forse analogo a quello che a Roma è rappresentato da Renzi-Alfano?
C’è quindi un voto davvero utile a evitare tutto questo, perché il partito della nazione non entri anche in regione (Liguria). È il voto utile ai cittadini: il voto per Luca Pastorino e la nostra coalizione di centrosinistra, per una prospettiva di governo che faccia scelte chiare, che stanno da una parte: quella che si preoccupa della partecipazione, della legalità e dell’uguaglianza dei cittadini. Finalmente liberi di scegliere davvero.
Comments (0)