Ieri Maurizio Landini ha dichiarato: “Credo che sia il momento di valutare anche di prendere in considerazione… una campagna referendaria”.
A me sembra che sia il momento di rompere gli indugi e di non traccheggiare più. Così ho scritto al Manifesto:
Finalmente si discute di referendum, come auspico da tempo, per restituire sovranità ai cittadini, di fronte a scelte che non facevano parte del programma elettorale di alcuna forza politica e che invece da due anni stanno modificando il panorama legislativo del nostro paese.
Se le forze politiche disattendono gli impegni in modo così clamoroso (e violento), possiamo anzi dobbiamo restituire ai cittadini la possibilità di scegliere.
Da due mesi insisto: qualsiasi campagna referendaria è molto meglio che sia avviata ora e si provi a raccogliere le firme entro il 30 settembre, limite oltre al quale i referendum slitterebbero di un anno, quindi si celebrerebbero nel 2017 (con il rischio che nel 2017 si voti per le politiche, facendoli slittare ulteriormente, ovvero che le norme siano applicate, depotenziando il carattere politico dei referendum stessi).
Per questa ragione abbiamo elaborato i quesiti sui temi centrali della politica italiana, dal Jobs Act (licenziamenti collettivi e demansionamento), Sblocca Italia (trivelle e legge obiettivo), Italicum (“totale” e capolista bloccati con pluricandidature), attendendo l’esito della discussione parlamentare sulla Scuola, predisponendo un quesito sulla questione centrale dei presidi manager.
Sono tutti quesiti che abbiamo sottoposto al confronto delle forze politiche e sociali fin dall’inizio del mese di maggio, che abbiamo analizzato sotto il profilo della loro ammissibilità e che doniamo a chi li vorrà interpretare, dopo averne discusso con tutti gli interessati per settimane.
Nessuna primogenitura, se non quella dei cittadini sottoscrittori.
Da parte mia e di Possibile solo la voglia di cambiare, di imprimere un movimento alla politica italiana che in questo momento non ha, e di dare tutto il nostro sostegno a chi ancora crede nelle nostre istituzioni democratiche.
L’opportunità di agire ora è legata anche alla scadenza del prossimo anno per le elezioni comunali: i referendum possono essere associati alle amministrative, a meno che il governo non voglia dilapidare una somma immensa. E quindi si tratterebbe di un vero appuntamento politico, che interroga tutto il mondo politico, a livello locale e nazionale.
Gli scorsi due mesi potevano essere meglio utilizzati e mi si dirà: il tempo stringe. Ma a volte è quando il tempo stringe che si cambia. Il tempo. E non solo quello.
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