I giornali nazionali al Camp non sono venuti, non hanno scritto nemmeno una riga di cronaca, il lunedì, e invece il martedì si sono abbandonati alle tradizionali critiche verso la sinistra definita radicale (e invece gli aggettivi giusti per me sarebbero laica, repubblicana, liberale e innovativa e immediatamente transnazionale), sposando in pieno il riflesso e lo spin indicato dal premier.

Molti mi scrivono scandalizzati ma per me, per noi era già tutto previsto. Anche sui referendum – salvo rarissime eccezioni – la superficialità e spesso la scarsa cultura costituzionale sono all’ordine del giorno. Perché non ci sorprendiamo?

Perché sappiamo di non doverci definire a partire da ciò che dicono di noi, ma di ciò che sappiamo dire noi. E non di ciò che sappiamo dire di noi stessi, ma di ciò che sappiamo trasmettere ai cittadini e, ancora più precisamente, condividere con loro.

La politica non è affare del ceto politico, ma dei cittadini. E delle cittadine in particolare. Non è solo tv, né solo titoloni.

State sereni, perciò: avremo la passione e la pazienza necessarie per dimostrarlo.

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